La mancanza di uniformità di giudizio nelle decisioni arbitrali spiazza sempre di più i tifosi. Addirittura uno stesso arbitro per una stessa irregolarità fa due valutazioni completamente opposte.
Un discorso che vale per i contrasti di gioco, per le ammonizioni e finanche per la diversa libertà di protestare concessa ai giocatori.
Discrezionalità arbitrale ‘autorizzata’ in un certo senso dal regolamento, ed è questo il vero problema.
Il discorso diventa ancora più deprimente con gli episodi legati ai falli di mano e all’utilizzo del VAR.
Se il cattivo utilizzo del VAR può essere interpretata come una stortura di ‘lesa maestà’ tutta italiana, il regolamento sul fallo di mano è stato scritto con diverse zone grige che hanno generato tanta confusione.
Troppo lo spazio lasciato all’interpretazione mai univoca ma piuttosto personalizzata degli arbitri.
Alcuni esempi aiutano a dare forza al discorso.
Il rigore fischiato contro Zielinski in Fiorentina-Napoli. Il regolamento cita: “Di solito non è un’infrazione se il pallone tocca le mani/braccia del calciatore se proviene direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) di un altro calciatore che è vicino”. Difficile che due calciatori possano stare più vicini di quanto lo siano stati il calciatore viola e Zielinski. Poi Massa questo episodio lo ha valutato riguardandolo al VAR. Quindi il Challenge sarebbe servito a evitare l’errore?
Il rigore non fischiato contro de Ligt in Juventus-Bologna. Il regolamento cita: “Di solito non è un’infrazione se il pallone tocca le mani/braccia del calciatore se proviene direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) del calciatore stesso”. Come bisognerebbe interpretare il caso de Ligt? Ricordiamo che il pallone dopo essere stato sfiorato dal tallone del calciatore rimbalza per terra e poi tocca il braccio aperto del bianconero. Soprattutto sarebbe cambiato l’esito della decisione dell’arbitro in caso di un eventuale Challenge?
I rigori non fischiati contro Cuadrado in Napoli-Juventus e contro de Vrji in Inter-Napoli. Il regolamento cita: “È un’infrazione se un calciatore tocca intenzionalmente il pallone con la mano o il braccio, COMPRESO SE MUOVE LA MANO O IL BRACCIO VERSO IL PALLONE”. ‘Abolita’ l’involontarietà, nel regolamento non si parla se il calciatore guardi o meno il pallone, tocchi il pallone con il dorso o il fianco o il palmo della mano. Perché mai né l’arbitro in campo né quello addetto al VAR hanno valutato questi interventi da rigore? Soprattutto un eventuale Challenge li avrebbe fatti rinsavire?
Bastano queste tre casistiche per essere scettici sull’introduzione del Challenge senza una decisa rivisitazione del regolamento in modo tale da ‘ANNULLARE’ o almeno ridurre al massimo la discrezionalità degli arbitri.