Invadono il campo dispoticamente, deturpano senza pietà tutto ciò che incontrano.
Sono le gesta violente prestate al gioco del calcio.
Una vergogna senza fine. Una vergogna non solo italiana. Un’altra vita che se ne va, un’altra giovane esistenza che ci lascia. Quella di Albert Ebossè, ventiquattrenne calciatore camerunense del Js Cabilia rimasto ucciso da un oggetto lanciato dalle tribune dello stadio di Tizi Ouzou a 110 km da Algeri.
Il motivo è sconcertante. La sua squadra, sconfitta in casa 1-2 con l’Usm Algeri nella seconda giornata di campionato, ha scatenato le ire degli spettatori. Subito dopo la fine dell’incontro, mentre i giocatori rientravano negli spogliatoi, dagli spalti è stato lanciato di tutto (l’agenzia Aps Albert parla anche di alcuni proiettili vaganti). Un oggetto, non si sa di precisi quale, ha raggiunto alla testa il giovane attaccante (tra l’altro autore dell’unico gol della squadra di casa), che è crollato al suolo. E’ morto in ospedale.
Accadimenti che lasciano senza parole. Fatti che sconcertano. Il mondo del calcio torna ad interrogarsi.