IL CALCIO IN BORSA
In Italia ed in Europa, negli ultimi anni, oltre alla grandissima importanza del calcio come fenomeno sportivo, si è assistito ad una crescente importanza dello stesso come fenomeno economico.
In Europa, l’annata è stata da incorniciare – almeno finanziariamente – per Borussia Dortmund (+34%), Ajax (+25%), Celtic Glasgow (+52%).
Tra i club europei, il Manchester United fa storia a sé. Il titolo, controllato dalla famiglia americana Glazer, tra i soci annovera anche il magnate della finanza George Soros ed ha chiuso con un rialzo del 10% mantenendosi su valori superiori alla quotazione, nonostante possa contare su ricavi da diritti televisivi inferiori a quelli della Juventus; è finanziariamente molto più solido, potendo contare su Stadio di proprietà, su un modello gestionale basato su un’attenta diversificazione delle attività, e la capacità di trasformare la vendita del prezzo dei biglietti e l’affetto in incassi da merchandising e sponsorizzazioni. Negli Usa, a differenza dell’Italia e dell’Europa, a flirtare con la finanza sono soprattutto squadre di hockey, baseball, basket, football, o addirittura società che emettono azioni di singoli atleti. E’ il caso della Fantex (https://fantex.com/), la prima piattaforma di trading registrata ufficialmente, che permette di comprare e vendere azioni agganciate al valore e alle performance di un atleta professionista. Il sito della società spiega che si tratta di azioni vere e proprie, registrate presso la Securities and Exchange Commission (SEC), praticamente la Consob statunitense. La società è stata costituita da un insieme di dirigenti in tutta la Silicon Valley, Wall Street e il mondo dello sport. La Fantex prevede di acquistare il 10 per cento dei futuri guadagni di Vernon Davis, , il “tight end” dei San Francisco 49ers, squadra professionistica di football americano, per 4 milioni di dollari. Per finanziare l’operazione punta a vendere agli investitori azioni il cui valore sarà legato alla performance economica dell’atleta, che include il valore dei contratti da giocatore, accordi aziendali e gettoni di presenza ad eventi. Per l’Ipo di Foster è stato raggiunto un accordo per il pagamento all’atleta di 10 milioni di dollari per una quota del 20% nei suoi guadagni futuri. Fantex non ha ancora fatto un deposito titoli per l’affare Davis, e ci vorrà ancora un po’ di tempo. Ma il contratto è cosa fatta. Immaginatevi lo stesso fenomeno in Italia: quanti ultras della Roma comprerebbero le azioni di De Rossi o Totti? Quanti della Lazio quelli di Klose? E per gli Juventini, quanti “strong buy” per Pirlo. L’Italia, come abbiamo visto, però, non è ancora pronta per lo sport quotato. Gli Stati Uniti, invece, sì. Immaginiamo se ci fosse l’azione Danilo Gallinari, stella italiana crescente del basket Nba, potrebbe essere una bella idea. Al contrario dell’Italia, in giro per il mondo lo sport quotato, inteso come club, abbigliamento, marketing e simili, sa anche dare soddisfazioni.Perché quindi non le potrebbero dare le azioni legate a grandi atleti? A livello internazionale ci sono atleti, ormai vere aziende, che forniscono, anche economicamente, più garanzie di tante società quotate a Piazza Affari. Solo per fare qualche esempio: sarebbe stato meglio investire sulla pulce Messi o su Alitalia? E Cristiano Ronaldo, con la sua nuova linea di abbigliamento intimo (CR7 Underware), non fa forse vedere una crescita di utili che sarebbe da sogno per la Zucchi, di cui è sofferente maggiore azionista Gigi Buffon?
Per ora non è possibile, ma in un futuro non troppo lontano, qualcosa di simile potrebbe accadere. La strada si è aperta negli Stati Uniti, si attendono risvolti in Europa. Peccato solo che oggi il Napoli non sia più quello di Maradona, il vero Fenomeno in campo, che, sicuramente, avrebbe sbancato anche in Borsa.Fonte: IlSole24Ore