Il caffè del professore – a cura di Bruno Siciliano, ordinario di Robotica alla Federico II.
“Genova per noi, che stiamo in fondo alla campagna, e abbiamo il sole in piazza rare volte, e il resto è
pioggia che ci bagna”, il brano di successo scritto da Paolo Conte per Bruno Lauzi, esprime quella
scostante diffidenza tipica dei genovesi: che parlano spesso al condizionale, sorridono mal volentieri e
danno pochissima confidenza. C’era diffidenza intorno al nostro Napoli dopo il passo falso di San Siro e i
gufi del nord pronti con le loro tabelle di recupero del distacco di punti per le tre strisciate.
Non a caso, il nome che avevo dato al gruppo Wapp di questa trasferta era proprio “Genova per noi”.
Partenza all’alba da Capodichino e atterraggio al Cristoforo Colombo accompagnato dai nostri canti
“devi vincere”, “abbiamo un sogno nel cuore” per caricarci e prepararci a incitare i nostri ragazzi in
serata a Marassi. Il video girato è subito diventato virale ed è finito online sul sito del nostro quotidiano
cittadino!
Mattinata in giro in auto per la città e immancabile tappa all’albergo dove solitamente alloggia il Napoli
nelle trasferte genovesi. Bello l’azzurro del bus con le immagini di D10S a illuminare la domenica uggiosa
di una Genova che sonnecchiava ancora. E azzurro il giubbotto da me nuovamente indossato, dopo la
parentesi sfortunata del giaccone blu di San Siro, per tener fede alla scaramanzia delle precedenti
trasferte vincenti.
Aperitivo alla vecchia darsena e pranzo da Beluga, tappa fissa nelle mie visite in città. L’amico Giusef,
talentuoso chef marocchino di Marrakech da dieci generazioni, genovese di adozione e di fede genoana,
ci ha accolto con simpatia e ci ha deliziato con i suoi crudi e i primi a base di pesce, crostacei e frutti di
mare freschissimi.
Giusto il tempo di passare al bed&breakfast e pronti per lo stadio. Settore ospiti superiore gremito e noi
come le sardine schiacciati all’ultima fila contro il tetto della copertura degli spalti ― non riuscivamo a
stare in piedi ma percuotevamo l’eternit a ogni canto di tifo prima, durante e dopo la partita. Suggestiva
la commemorazione di tutto lo stadio dei grandissimi Siniša e Gianluca e bella coreografia della
gradinata sud a ricordare i tempi dello scudetto doriano del 1991, l’anno dopo il nostro secondo.
Poteva essere una trappola e il Napoli l’ha superata bene da grande squadra, controllando il gioco pur
mancando a tratti la velocità del giro palla e lo smalto brioso antecedenti alla sosta. Con il giaguaro
Osimhen che l’ha spaccata ― come da me predetto nella consueta intervista pre-partita con Italia Mele,
inviata di Canale 8 nonché direttore di 100x100napoli.it ― e un Mario Rui perfettamente calato nel suo
ruolo professorale di top assist-man in Europa. La serata genovese si è conclusa con le classiche focacce
e farinate guardando assieme gli ultimi minuti del posticipo serale che ci hanno riportato a +7
consegnandoci il platonico titolo di Campione d’Inverno con due giornate d’anticipo.
Il brano di Paolo Conte precedente a “Genova per noi” fu “Azzurro” portata al successo da Adriano
Celentano. E azzurro è il nostro cuore stamane all’atterraggio a Napoli sotto un fitto temporale, pronti a
scaldarci nel catino del Maradona venerdì sera per la madre di tutte le partite. Speriamo che non vi
siano provvedimenti restrittivi per le nostre curve, nonché per le trasferte a seguire, dopo i fatti
scellerati del far west in autostrada, perché mai come nelle prossime partite avremo bisogno del
supporto dei tifosi per continuare la cavalcata vincente e coltivare il nostro sogno. A risentirci dall’Arechi
il prossimo 21 gennaio #FNSCD.