Ibrahimovic ha parlato dell’accostamento al Bologna nel corso della presentazione online dell’autobiografia di Sinisa Mihajlovic.
“Per me Sinisa è un grande uomo, prima di tutto, ho avuto la fortuna di conoscere la persona – ha detto Ibra -. Non c’è stato un colpo di fulmine, la prima volta, ma poi quando l’ho conosciuto all’Inter è stato amore dal primo giorno. Dicevo sempre: se vado in guerra, Sini va in prima fila e io come secondo”. Totti si è detto sicuro che Ibra “può giocare anche con una gamba sola fino a 50 anni, è un piacere vederlo ancora in campo”. E Mancini: “Zlatan e Francesco sono stati come Messi e come Cristiano Ronaldo, professionisti, per questo hanno giocato e giocano fino a 40 anni. Sono stati giocatori straordinari, Zlatan lo è ancora. A Zlatan lo aiuta il fisico, ma perché è stato grande professionista in tutto”. “Ibra ricorda me come quando io giocavo con mio figlio di 5 anni – ha detto Mihajlovic -. Gli altri giocatori di A sono come mio figlio di 5 anni davanti a Ibra…”. “Sinisa è stato più forte di me e lui ha passato forza a me – ha raccontato Zlatan, parlando del momento della malattia del tecnico del Bologna – quando c’è emozione dentro non è facile parlare. Quello che ti serve, dimmelo, faccio tutto. Dimmi quello che vuoi e arrivo, gli ho detto. Il Bologna ha fatto di tutto per prendermi, ma con lui sono stato onesto: non corro più come prima… Ma tu devi stare solo avanti e aspettare, mi rispondeva. Ha usato tutte le parole giuste per portarmi. E io gli ho detto che se fossi andato, sarei andato gratis, l’avrei fatto solo per lui, con il cuore. Alla fine è arrivato il Milan, ma la decisione non era se dovevo giocare con il Bologna o con altri, ma se dovevo continuare a giocare oppure no”. “Per la città di Bologna sarebbe stata una cosa troppo grande, e poi dietro c’era il Milan – ha raccontato lo stesso Mihajlovic – Lui è stato di parola, quando ha deciso di andare al Milan mi ha chiamato. E la cosa è anche normale, con tutto il rispetto”.