A Radio Napoli Centrale, nel corso di Un Calcio alla Radio di Umberto Chiariello, è intervenuto Antonio Iannone, ex arbitro.
“L’arbitro della finale bravo ha avuto una determinazione e velocità nel prendere decisioni difficilissime, con grande naturalezza, spontaneità e istinto di un arbitro di un certo livello e senza l’ausilio della tecnologia.
Orsato? Lui e la sua squadra, tra cui Ciro Carbone dell’AIA di Napoli, hanno fatto un eccellente Mondiale. Prepararsi per un Mondiale ha previsto un certo tipo di lavoro fatto nei mesi o anni precedenti da portarlo a quello standard qualitativo offrendo prestazioni eccellenti.
Rigore Marocco clamoroso? Così come in una competizione Mondiale, la selezione degli arbitri è internazionale, pertanto delle scelte vengono fatte anche in rapporto alle segnalazioni che arrivano dalle Federazioni. È chiaro che nelle dinamiche delle scelte degli arbitri per determinate partite, a volte, prevalgono altre decisioni. È stata presa una decisione alquanto discutibile. In una vetrina Mondiale, quando ci sono decisioni che sembrano controverse e discutibili, bisognerebbe utilizzare la comunicazione per far comprendere a tutti se ci sono altre immagini di far prendere agli addetti ai lavori le giuste decisioni. Vista la vetrina e lo standard qualitativo, è mancata anche una cabina di regia che potesse comunicare al mondo intero perché quella decisione era corretta.
Recuperi mostruosi in Serie A? Non credo. Penso che il messaggio sia quello di lavorare sul tempo effettivo di gioco.
Dimissioni Trentalange e questione D’Onofrio? È una vicenda che va oggettivamente approfondita. La giustizia ordinaria lo farà, la giustizia sportiva si occuperà dell’AIA, presidenza e comitato internazionale, ma dare la colpa ad una persona o un gruppo di persone per quanto fatto da D’Onofrio, fatico a comprenderlo. C’è qualcosa che sfugge a noi tutti. Le dimissioni di Trentalange sono un atto propedeutico ad evitare il commissariamento dell’AIA. Visti i suoi panni da presidente e tesserato federale, come tutti i tesserati federali sono sotto la giustizia sportiva. C’è un discorso non solo legato all’AIA, ma anche alle dinamiche federali: c’è questa famosa deroga concessa, l’auto descrizione del proprio curriculum per autocertificazione che non viene controllata per mancato organismo esistente che ne verifichi la veridicità. Faccio fatica a comprendere come, a certi livelli, una persona abbia fatto certe omissioni. C’è qualcosa che a me sfugge in questa vicenda, vedo una complessità di cose che mi lasciano perplesso nella loro interezza. Mi domando: ci saranno delle falle nei vari sistemi sulla comunicazione mancante tra giustizia sportiva, ordinaria e associazione stessa a tal punto da far evincere una mancanza di conoscenza dei fatti? C’è bisogno di chiarezza una volta e per tutte. L’anomalia è che la giustizia federale era stata derogata per l’AIA. Ora si cerca di trovare la persona più rappresentativa, il nome più forte per togliere ogni equivoco, ed è chiaro che siano profili molto alti.
Rizzoli l’uomo giusto? Bisogna che si esprima l’AIA con gli arbitri che eleggono democraticamente il loro presidente”.