Il grande assente della serata, Gonzalo Hihuain, in un’intervista del pre-partita aveva sottolineato il grande colpo di mercato messo a segno da Wenger con l’acquisto di Mesut Ozil: e l’argentino, conoscendo molto bene il suo ex compagno al Real, ci aveva visto bene. Ozil è stato il vero mattatore dell’incontro, presente in entrambe le azioni da gol, che nascono dal settore destro dell’attacco inglese: la squadra di Wenger costruisce proprio lì il 43% delle sue offensive. E i giocatori del Napoli ci capiscono poco.
Ozil tocca un’infinità di palloni (94) considerando il ruolo (mezzapunta), e sempre con la massima lucidità: 75 passaggi, solo 7 sbagliati, 9 cross, 4 sponde, 4 occasioni create. Un dato più degli altri racconta com’è andata la sfida tra Arsenal e Napoli: gli inglesi effettuano 671 passaggi, i ragazzi di Benitez si fermano a 385. La manovra dei Gunners è una ragnatela nella quale Behrami, Inler e, soprattutto, Hamsik restano impigliati. Per capire la leggerezza del Napoli è sufficiente analizzare la prestazione di Hamsik. Il capitano tocca 45 palloni (su 548 totali), effettua 3 lanci, 4 sponde e non tira mai in porta. Mancano le sue accelerazioni, i suoi inserimenti, le sue conclusioni. Hamsik non riesce mai a duettare con Pandev, raramente dialoga con Insigne e Callejon. Senza il compagno dei sogni Higuain, si trova spaesato e non riesce mai a prendere per mano i compagni. A volte serve più coraggio: Hamsik prva una sola volta il dribbling, non tenta mai la strada larga delle fasce laterali e perde malamente 5 palloni.
Ad ogni modo, l’Emirates è un teatro complesso per una formazione che dal punto di vista europeo è ancora giovane: qui sono cadute squadra come il Barcellona dei tempi migliori, il Milan di Ibra e Thiago Silva; questo per dire che cadere qui non è umiliante, e non toglie al Napoli né il buon avvio di stagione né la prospettiva di competere per il passaggio del turno.
Fonte: La Gazzetta dello Sport