I calciatori non possono essere considerate terze parti: non c’è il rischio di incorrere in squalifiche legate alle TPO se, nel contratto tra una società e un giocatore, viene inserita una clausola che preveda incassi legati alla propria cessione. Lo ha deciso la Commissione Disciplinare della Fifa.
In sostanza, ai giocatori potrà essere permesso incassare una parte della cifra che la società riceve dalla propria cessione. La Commissione Disciplinare della Fifa ha esaminato quattro casi riguardanti i club Werder Brem (Germania), Panathinaikos (Grecia), CSD Colo-Colo (Cile) e Club Universitario de Deportes (Perù): le quattro società in questione hanno stipulato accordi con alcuni dei rispettivi giocatori che hanno autorizzato i calciatori a ricevere un compenso specifico – una somma già stabilita oppure una percentuale – in caso di trasferimento futuro in un altro club.
“Tali importi promessi ai giocatori sono stati visti come parte della retribuzione dovuta ai giocatori nell’ambito dei loro rapporti di lavoro con i loro club”, ha spiegato la Fifa. “Di conseguenza, la Commissione Disciplinare ha ritenuto che i giocatori non potessero essere considerati terzi rispetto ai propri trasferimenti futuri e, pertanto, il fatto che essi possano ricevere una compensazione specifica – indipendentemente dal fatto che si tratti di una cifra pre-stabilita o di una percentuale – in relazione al loro futuro trasferimento in un nuovo club non è considerato una violazione delle regole della FIFA sulla proprietà di terzi dei diritti economici dei giocatori”.
Nei contratti, quindi, i giocatori potranno inserire clausole che prevedano percentuali o cifre stabilite da incassare in caso di cessioni. Quello che avveniva con gli agenti (come nel caso di Pogba), ora quindi potrà avvenire direttamente verso i giocatori.