I DIRITTI D’IMMAGINE
I diritti d’immagine rappresentano, nel mondo del calcio, e non solo, una parte fondamentale sotto l’aspetto economico e finanziario nelle trattative tra club, calciatori e agenti. Lo sfruttamento del “Marchio” dei cosiddetti top player ed, anche, come nel caso del SSC Napoli SpA, dei normal player, è una fonte di ricavi considerevole ed, in alcuni casi, determinante, nella conclusione delle trattative. Il contratto tra atleti e società può prevedere numerose clausole da applicare al fine di favorire la cessione dei diritti sportivi e di immagine, come l’innalzamento della parte fissa dell’ingaggio, o, inserendo bonus legati alle prestazioni o ai risultati, al numero di presenze, o ai goal o alla convocazione nelle rispettive squadre Nazionali. Qualche anno fa la Liga spagnola ha tentato di imporre, nel nuovo accordo collettivo, una clausola che obbligava i calciatori a cedere i propri diritti d’immagine ai club, su un modello già utilizzato da anni in Formula 1 e denominato “naked contracts”. Attraverso questa formula contrattuale, il calciatore che sottoscrive un naked contract, cedeva, dietro corrispettivo, l’uso della propria immagine, firmando un contratto con la società separato da quello sportivo. Questi contratti, sono la regola in Bundesliga, ma anche in Premier, sia l’ Arsenal Football Club che il Manchester United Football Club, considerano i diritti d’immagine dei giocatori come parte del loro contratto di lavoro (distinguendo, per esempio, attività in cui il calciatore è presente con la maglia della squadra, da quelle in cui è vestito in borghese, i cui diritti restano nella disponibilità dell’atleta). Altri club si accontentano di ricevere una quota di utili. In Spagna nei primi anni Duemila fu introdotta dal Real Madrid C.F. la “clausola Figo” grazie alla quale, il club madrileno ed alcuni calciatori (“ i galacticos”), tra cui Luis Figo e David Beckham, concordarono la cessione solo del 50% dei proventi dello sfruttamento della loro immagine alla società.
Difficile dire quale sia la scelta migliore in assoluto. Tuttavia, occorre considerare che il Financial Fair Play costringe i club di calcio, soprattutto quelli, cioè la maggioranza, sprovvisti di uno stadio di proprietà, a trovare fonti di reddito alternative per far crescere il proprio fatturato e la possibilità di utilizzare l’immagine dei propri atleti in campagne pubblicitarie o di cederli ai propri sponsor non può essere più sottovalutata. Non è un caso, che nelle politiche commerciali e di marketing quali, licensing, merchandising, sponsorizzazioni ed altre attività commerciali, il FC Bayern Monaco incassi oltre 200 milioni di euro all’anno. La strategia aziendale seguita fino allo scorso mercato dal Napoli era rigidissima. Tutti i calciatori sotto contratto con la società, cedevano al club il loro “Brand”, questo ha nel corso del tempo, inevitabilmente, condizionato alcune trattative che, in alcuni casi, proprio per questa rigidità, non sono andate a buon fine. Solo in questa sessione di mercato, con Higuain, al quale è stato concesso di conservare, fino alla scadenza prevista dal suo contratto, i diritti di immagine del suo sponsor tecnico, e con Pepe Reina, in prestito per una stagione dalla società inglese del Liverpool Football Club, la SSC Napoli SpA ha modificato la sua politica, creando un precedente che, con ogni probabilità, esporrà il club del Presidente Aurelio De Laurentis ad una nuova realtà.
Brando Direttore
Dottore Commercialista