Il fuoriclasse argentino ha rilasciato un’intervista a “Il Corriere della Sera”. Queste le sue parole:
“Il disastro aereo di Medellin? È terribile quello che è successo. Il nostro pensiero va alle famiglie colpite e ai superstiti. Anche io sono un sopravvissuto? A 10 mesi ho avuto la meningite. Non mi hanno raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene. A 13 anni il sogno era di andare al Real, l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui. Adesso spero di vincere tanti trofei con la Juventus, per la fiducia che ha avuto in me: voglio ricambiare con tanti gol e vittorie. Come persona vorrei formare una famiglia, trovare la moglie giusta. E diventare ogni giorno una persona migliore. Quando lascerò il calcio vorrei essere ricordato per quello che ho fatto.
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Per mio padre la serie A è il campionato più difficile per fare gol e in effetti mi sembra più difficile segnare qui. I gol sono come il ketchup? Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup. È una bella immagine. Umiltà? Credo che nessuno sia perfetto, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l’umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora. Primo gol con la Juventus? Ho fatto più di 300 reti in carriera, non era una liberazione. Ma è stata un’estate dura. Mi hanno massacrato. Hanno detto che stavo male e tante altre cose. Poi sono entrato, ho segnato e per tutti ero in grande forma. Le critiche non mi danno fastidio e se qualcuno ha dei dubbi può chiedere i dati fisici al preparatore, che è molto contento del mio lavoro.
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DNA vincente alla Juventus? è verissimo. Da fuori dici sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo. Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora. Vedere Buffon o Barzagli dare tutto per il calcio fa la differenza: è questa la mentalità che ti porta lontano. Sono arrivato in una squadra dove compagni, allenatore e modulo per me sono nuovi e sta andando come immaginavo: ho fatto 9-10 gol in 19 partite, ho giocato quasi sempre. E quando mi è toccato andare in panchina, sono andato in panchina. Sono decisioni dell’allenatore e devo fare gruppo e avere l’umiltà di capire. In ogni caso, siamo l’unica squadra d’Europa prima in campionato e in Champions: non mi sembra poco.
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Mancata esultanza contro il Napoli? Sono stato educato in un certo modo e avevo già deciso prima della partita di reagire così. Non vuol dire che non volevo vincere. Però sono un uomo che non dimentica quello che ha fatto e quello che ha ricevuto. E a Napoli mi hanno dato tantissimo e mi hanno fatto crescere. È stato un segno di ringraziamento alla squadra, all’allenatore, ai tifosi. Dopo la partita ho esultato con quelli della Juve, perché lo meritano anche loro per il rispetto e l’amore che mi stanno dando.
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Classifica cannonieri? Dzeko e Icardi sono in fuga? Se non li riprendo non succede nulla. L’importante è vincere il campionato, sono qui per questo. Poi se faccio tanti gol, è molto meglio. Ma per fortuna ho superato il record di 35 reti, che resisteva da 50 anni”. E’ vero che il Pipita va in giro con la scorta? “Zero. Dirlo è una cosa che non ha fondamento, una mancanza di rispetto totale. Mai avuta una scorta nella mia vita. E mai ce l’avrò. Ma le bugie hanno le gambe corte. Come non è vero delle minacce: mai ricevute.
Ho un rapporto tranquillo con Allegri, ci stiamo conoscendo. C’è grande rispetto. Dice che il calcio è arte? Certo- Quando fai un gol bellissimo, una giocata di cinque-sei tocchi che l’avversario non riesce a fermare, questa è arte. Mia madre è una pittrice: dipinge quadri, soprattutto astratti. Da quando ho avuto la meningite il rapporto con mia madre è speciale. È lei che mi ha preso in mano e mi ha portato in ospedale: è merito suo se ora sono qui. Critiche? Che parlino bene o parlino male di me, l’importante è che se ne parli, mi ripete. Poi mi dice anche che con 36 gol in 35 partite l’anno scorso ho abituato male tutti e adesso se non segno per 4 partite è un macello… Ma tutto questo alla fine mi fa bene. È un motivo per dare ancora di più”.
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