Il fuoriclasse argentino parla ai microfoni del sito ufficiale della Uefa e di Mundo Deportivo. Questi alcuni passaggi:
“Giocare una gara di Champions League come Barcellona-Juventus, è un onore ed un privilegio. Ho giocato spesso contro il Barcellona, la buona notizia è che li conosco bene, la cattiva è che sono una grande squadra a cui non puoi concedere nulla, bisogna restare concentrati sempre contro di loro. Hanno recuperato un risultato impensabile contro il PSG, sembrava impossibile e invece ci sono riusciti.
La mia esperienza in Spagna al Real? ho vissuto sette anni bellissimi, lì si preparano in tutto. La mia scelta di lasciare il River a 19 anni è stata forse un pò pazza, ma giocare con e contro i più forti calciatori ti aiuta a crescere. Li ringrazierò per sempre per l’opportunità che mi hanno regalato anni fa.
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Il calcio è un gioco, al tempo stesso è una cosa che può darti sia tanta gioia che tanta tristezza. Se il Santiago Bernabéu mi ha fatto piangere? Certo, chiaramente sì, ho pianto tanto quando per andare al Napoli ho dovuto lasciare il Real Madrid. Però ho pianto anche quando poi ho lasciato Napoli. Sono una persona che sento sempre un affetto molto speciale per i posti che poi devo abbandonare. Quando ho lasciato entrambe le città è stato davvero un momento molto triste.
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La differenza fra il calcio spagnolo e quello italiano? in Italia pensano e preparano molto la fase difensiva, in Spagna invece hanno una concezione diversa di calcio, sono aperti al gioco spettacolare, ti lasciano più spazio.
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Come mi trovo a Torino? benissimo. E’ una città che ti regala quello che ti promette, poi c’è tanto rispetto per i calciatori da parte dei tifosi. Anche qui ti cercano ma lo fanno pensando che per noi il calcio è solo un lavoro”.