Dopo aver conquistato il suo settimo titolo mondiale l’ormai leggenda della Formula Uno Lewis Hamilton ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sulla Gazzetta dello Sport oggi in edicola e della quale vi proponiamo un breve estratto.
“Da bambino sognavo che un giorno ce l’avrei fatta a correre. Guardavo in TV i GP e restavo esaltato da Schumacher.
Aver conquistato tutti questi Mondiali ed essere nella posizione di continuare a vincere va oltre i miei sogni.
In F.3 ho iniziato con una squadra che investiva molto sull’immagine e meno su ingegneri e sviluppo. Poi sono passato a un altro team che invece metteva i soldi per ricerca aerodinamica, specialisti della fibra di carbonio e così via. E ho vinto.
Mi piace pensare che il mio contributo sia stato più importante ancora quando non vincevamo, il mio primo anno in Mercedes.
Davanti una sfida, una vera battaglia con momenti duri da affrontare, mi ci dedico giorno e notte. Da bambino mi dicevo: “Quando potrò lottare contro Alonso e batterlo? E Raikkonen? E Schumi?” Alla fine ci sono riuscito.
Prima di firmare con la Mercedes ho detto: “Guardate, io sono differente dagli altri. Lasciate che sia me stesso, lasciatemi sperimentare perché devo scoprire chi sono”.
Altri idoli oltre Ayrton Senna? Ali è il mio preferito per il carisma, lo stile, la tecnica che usava, resto affascinato da ciò che ha fatto e colpito dai suoi valori. Serena Williams. E poi Nelson Mandela.
Ferrari? Mai davvero vicino. Abbiamo parlato in qualche occasione, ma non siamo andati oltre il capire che opzioni ci fossero sul tavolo, e non erano quelle giuste. Le nostre posizioni non si sono mai allineate, credo che il tempismo conti e le cose alla fine succedano per un motivo: nelle ultime stagioni il mio contratto scadeva sempre in anni diversi da quello di tutti gli altri piloti”.