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Una data indimenticabile, 10 maggio 1987

Ci sono date che, al solo pronunciarle, rievocano sentimenti ed emozioni indescrivibili. Ci sono frammenti di storia che assumono le sembianze di momenti epocali, totem di un tempo passato che d’improvviso torna vicinissimo, più che mai vivido ed emozionante.

La storia del Napoli e dei tifosi azzurri, ha voluto una data, 10 maggio 1987.

Alle ore 17,47 il Napoli si proclama per la prima volta nella sua storia, campione d’Italia.

Una data che, ogni qual volta la si nomina, o celebra, provoca un brivido lungo la schiena dei napoletani.

Quel giorno, Napoli non fu mai così Napoli, così unica e travolgente. Il ricordo di una città in preda al delirio, unica ed unita come mai, esplosa in un irrefrenabile ed orgasmico delirio, è impressa nella mente e nel cuore di chiunque abbia nel sangue un globulo di napoletanità.

Il giorno in cui Napoli esultò per la conquista del suo primo scudetto della storia è difficilmente descrivibile: festoni variopinti, striscioni con scritte deliranti, piante ed animali verniciati d’azzurro, il più grande tricolore del mondo, scenari carnevaleschi, tatuaggi di stile africano. Una kermesse fantastica,  un’esplosione di gioia che altrimenti sarebbe stata effimera come una insignificante bolla di sapone.

Napoli entra nella storia, e lo fa non solo per aver conquistato un titolo sportivo. Lo fa anche perchè esulta in maniera delirante ma composta, sfrenata ma corretta.

Allo stadio San Paolo scende in campo la Fiorentina, al Napoli basta un pareggio per aggiudicarsi il tricolore. La gara termina 1-1. Gli ultimi minuti di gara sono trepidanti, ed i cuori dei tifosi azzurri, battono a più non posso, allo stadio, a casa, per le strade. La voce di Enrico Ameri alla radio rimarrà indimenticabile per tutti quanti non riuscirono ad essere presenti allo stadio per mancanza di spazio.

CLICCA QUI per riascoltare quei bellissimi momenti.

Al fischio finale dell’arbitro Pairetto, non c’è spazio per i commenti.

GUARDA IL VIDEO di quei momenti.

Il tricolore è ovunque, così come l’immagine di Diego Armando Maradona, condottiero inarrivabile. Le sue braccia al cielo durante il giro di campo verso i tifosi in delirio, sono l’emblema di un’impresa.

Non c’è nulla che in quelle ore non accade. Urla, abbracci, esultanze di variopinto genere, ma soprattutto lacrime, lacrime di gioia, ricche di significato. Napoli è sul podio. E non vi era abituata.

Nessun incidente segue alla conquista dello scudetto. Napoli ha voglia di gridare all’Italia intera di essere la prima, e non solo sul campo. La gente di Napoli ha rispettato la festa perchè ha capito di non aver vinto semplicemente uno scudetto, ma di avere l’occasione di dimostrare che anche sul piano della maturità e della conoscenza civile, non era inferiore a nessuna altra città. Uno spettacolo fantastico. Tutto fu perfetto, musiche e danze, luci e suoni, tali da appagare il più critico ed avverso degli osservatori. Gli isterismi collettivi non vi furono, La gioia popolare si incanalò lungo le arterie di tutta la città rievocando emozioni delle vecchie Piedigrotte, ormai archiviate da qualche anno, ereditandone lo spirito, riciclandone quanto di meglio esse proponevano.

Ciò a cui si assiste nelle ore successive la conquista dello scudetto, ma anche dei giorni che seguono, ha dell’incredibile, lascia sbigottiti: Napoli divampa in tutta la sua lucida pazzia, in tutta la sua unica ed inarrivabile ironia. Memorabili restano gli striscioni, le scritte lasciate sui muri, per la loro stupenda unicità, per la loro impareggiabile genialità.

Le strade della città diventano una mostra a cielo aperto, una mostra senza margini, senza limiti, senza ordine, senza percorso, ma con un grande senso: Napoli emerge, e lo fa mostrando al mondo intero tutte le sue qualità.

Una mostra visitata da tutti, in Italia così come al di fuori dei confini nazionali. Una mostra, da ripetere, presto. Napoli, ha ancora tanta voglia di gridare al mondo che è capace di essere la prima.

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