E’ stato definito da tutti un comunicato deontologicamente scorretto. Ha scatenato le ire, e le penne, di quasi tutti gli operatori della comunicazione.
La conferenza stampa indetta dalla SSC Napoli alla immediata vigilia di una gara fondamentale per la stagione degli azzurri, è stata accolta come il presepe a ferragosto.
Ed invece, almeno per chi ha messo in gioco una buona dose di onestà intellettuale, ed una vista a dieci decimi che gli ha consentito di vedere al di là della propria condizione antropologica, bisogna ammettere che l’appuntamento ha arricchito chi era predisposto all’arricchimento.
Rafa Benitez non gioca più a calcio da anni, ma dichiarando apertamente, a pochissimi giorni da Napoli-Lazio, che l’anno venturo non sarebbe più stato l’allenatore del Napoli, ha dato un calcio ai meccanismi incancreniti che attanagliano la nostra arretrata cultura sportiva.
Un retaggio secondo il quale una dichiarazione simile risulterebbe temporalmente errata, dannosa per i calciatori relativamente all’aspetto motivazionale in prossimità di un appuntamento così importante.
Rafa Benitez ci ha voluto salutare.
E non ha voluto farlo con l’incognita esaltazione/depressione derivante dall’esito di Napoli-Lazio. Lo ha fatto tre giorni prima, abbandonando la sala stampa con le lacrime agli occhi, la sudorazione accentuata, con il volto così acceso che definirlo roseo sarebbe un eufemismo.
L’emozione ha colto anche lui. Al termine della conferenza stampa, scortato dall’addetto stampa Guido Baldari che cercava di fargli strada tra le decine di braccia allungate in cerca di un ultimo contatto, Rafa Benitez è andato via dopo aver salutato tutti, uscendo dalla stessa porta da cui era entrato due anni orsono. Una porta che negli anni passati è sempre e solo stata varcata pubblicamente in entrata.
Un gesto signorile, l’ennesimo di un novero molto più ampio.
Ancor prima che un allenatore (qualifica accanto alla quale lasciamo libero arbitrio sull’aggettivo da affiancare), Rafa Benitez è un uomo dallo spessore umano, culturale ed emozionale, eccellente. Un uomo da cui questa piazza, sempre martoriata a livello nazionale, avrebbe potuto e dovuto apprendere tanto. Un uomo che a modo suo, senza rabbia, senza isterismi, ma in maniera decisa, ha rappresentato Napoli in Italia ed in tutta Europa.
Da un punto di vista meramente sportivo, diciamolo, collezionando qualche figura poco edificante, ma l’icona di questa città che ha fatto il giro dell’Europa, quella appunto capitanata da Rafa Benitez, ha sempre innalzato l’indice di gradimento di una società in cerca di consensi, a prescindere dai risultati del campo.
Un condottiero di eleganza e savoir-faire, una persona che con garbo ed intelligenza ha saputo calarsi nella realtà napoletana, comprenderla, gestirla e difenderla.
Vogliamo esimerci dal dare qualsiasi giudizio sul tecnico, i partiti sull’argomento sono due ed entrambi copiosi.
A Rafa vogliamo dire semplicemente grazie.
Napoli ha perso un gran signore. Napoli ha perso la sua occasione per afferrare la liana del definitivo balzo culturale. Nella speranza la prossima calata dal Presidente De Laurentiis, sia altrettanto resistente.