Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha rilasciato un’intervista a “Il Romanista”. Questi alcuni passaggi delle dichiarazioni del numero uno della Federcalcio.
“Il calcio è una dimensione economica enorme che richiede responsabilità.
L’unica incertezza l’ho avuta con lo stop del campionato francese, ma io dovevo tutelare gli interessi di un mondo che vedevo compromesso, che vedevo attaccato da chi voleva che staccassimo la spina.
Mi aspettavo maggior sostegno da chi si identifica nei valori dello sport. E invece sentivo parlare di confusione, che invece era generata soprattutto da chi ne parlava. Sentivo parlare di scarsa lucidità, ma mi hanno riconosciuto in tanti di averne invece avuta tanta. Altri volevano confondermi o farmi apparire confuso.
Quello che abbiamo fatto lo dovevamo al calcio e alla passione di tanti italiani. Il calcio riparte perché è una speranza per tutto il Paese. I tifosi hanno ragione e li capisco.
Ma come si può pensare che nel momento in cui riparte tutto il paese il calcio debba restare fermo? Come si può pensare che se non parte adesso possa ripartire ad agosto o a settembre? Se non riesce a ripartire oggi convivendo in qualche modo con il virus poi c’è il rischio che la contagiosità possa aumentare di nuovo a settembre e allora che si fa? Si aspetta il vaccino? E quando arriva? E nel frattempo le 100.000 persone che lavorano nel settore? E i dodici settori merceologici li abbandoniamo? A livello internazionale stanno ripartendo tutti.
Forse non sono stato bravo a far capire l’algoritmo.
Eppure sono cose elementari: l’algoritmo è il meccanismo che porta alla classifica ponderata, per l’appunto. Gli inglesi arrivano a farlo dopo di noi e ora tutti dicono che è il modello inglese. Ma chi può pensare che in caso di stop si cristallizzi una classifica non tenendo conto che magari qualcuno abbia giocato una o due partite in più? Non ci sarà alcun elemento di discrezionalità.
Quanto al play-off, la Uefa lo ha suggerito, ma è logico che sia praticabile solo se non dovessimo per qualche motivo ripartire. Se si parte e si va avanti non sarebbe praticabile. Per me in ogni caso restano soluzioni giuste e sportive. Molto più di dire “quella è la classifica, punto e basta”.