L’analisi del momento del Napoli nella rubrica-blog del giornalista partenopeo per “La Repubblica”.
Nella settimana che sveglia i ricordi del suo primo scudetto il Napoli entra senza complessi, invidia, nostalgia. In un calcio annebbiato di retorica, sempre disponibile all’ipocrisia, trent’anni sono abbastanza per gonfiare di enfasi pagine, immagini, raffronti. Ci toccherà leggere, vedere, sopportare. Anche i trionfi sono incisi nelle loro epoche, fantastico il passato ma è già lontano, c’è un altro Napoli che fa innamorare le nuove generazioni di questa città. È diverso, molto diverso, ma non è meno forte. La netta vittoria su un Cagliari di insopportabile fragilità, di puerile astuzia, esalta due figure. Sono agli antipodi, nei loro ruoli, di Ottavio Bianchi e Diego Maradona. Era di lusso quel Napoli, è orgoglioso della sua sobrietà questo.
Sarri si distingue dai colleghi: non gestisce squadre, le costruisce.
Non teme i campioni, li migliora: parlatene con Higuain. Non si arrende: se il bomber spergiuro che aveva appena rilanciato fugge, Sarri cerca un pezzo di ricambio nella sua bottega artigiana, ed ecco che inventa Mertens, ieri al suo 24esimo gol in campionato, il 30esimo nella stagione. E Sarri è ancora uno dei meno pagati in serie A, pur avendo battuto ieri se stesso: con l’81esima rete della squadra supera a quattro turni dalla fine la precedente (80).
Con l’impronta della precarietà, anche Mertens che alla svolta dei trent’anni (quanti 30 da festeggiare l’altro ieri) sfiora solo il rinnovo del contratto, gli sarà perfezionato a fine mese. Come Insigne, si è scavato nella roccia gli ingaggi del futuro, ma quanta fatica e quanti gol?
La fuga di Higuain e l’infortunio di Milik lasciarono il Napoli sull’orlo della crisi. Piombarono mercanti senza scrupoli. Offrirono tardoni impresentabili fra gli svincolati.
Ora Sarri e Mertens cancellano anche le barriere del pregiudizio verso un ruolo: la prima punta deve avere potenza o agilità? Peso o destrezza? Fisicità o intuito? Per promuovere Mertens al centro dell’attacco nel 4-3-3 fu ripescato lo spot del “falso nueve”, ma quale falso attaccante, Mertens è l’evoluzione del ruolo, e sfonda se è raggiunto da triangoli stretti e veloci. Calcio senza memoria, avevano tutti dimenticato gli anni Ottanta, quando il centravanti aveva la perfidia di Paolo Rossi, le acrobazie di Bruno Giordano, il dribbling pungente di Spillo Altobelli. Possibile che un attaccante così ingrigisse anche nella nazionale belga sul ciglio di sinistra?
Ha schiodato Mertens anche la partita con il Cagliari, che si è raccolto in serrato 4-4-1-1. Un gol nei primi minuti che non ha suggerito alcuna reazione alla tranquilla formazione sarda, ormai salva. Il Napoli si è intestardito a tirare a fuori, ha esagerato e precato.Ma nella ripresa con la seconda azione nell’area del Cagliari ha raddoppiato. Ed è cominciata la festa: possesso palla, dominio del gioco, ritmi bassi.
Con qualche novità: con Mertens, Insigne e Callejon la squadra non sbandava a sinistra, funzionava anche la catena di destra. Ha ritrovato Hamsik, restituito al suo standard da una settimana di cura personalizzata.
Non si vede all’orizzonte un solo club che possa l’anno prossimo infastidire la Juve. Già, Sarri non gestisce. Costruisce. A che piano siamo?
Fonte: La Repubblica Napoli