Gianfranco Acampora, è proprietario, con il fratello Gianluigi, oltre che General Manager di uno dei luoghi più incantevoli della penisola sorrentina: il Grand Hotel Aminta.
La chiave del successo? Il supporto di una famiglia molto unita: la moglie Christina, i figli Gianni e Marco; il fratello Gianluigi con la moglie Michelle e la figlia Ida.
Proprio a Sorrento, alla presenza del Ministro Santanchè, si sono appena tenuti gli Stati Generali del Turismo, promossi dal Comune con il patrocinio della Regione Campania e di Enit. Siamo a gennaio ma si lavora già alla prossima stagione estiva, per un settore che in Italia vale oltre il 13% del PIL e sta vivendo una forte ripresa dopo i duri momenti dettati alla pandemia.
Che prospettive ci sono per l’immediato futuro?
“Ricordiamoci che usciamo da 2 anni terribili che hanno messo alla corda l’intera filiera. A Sorrento, come in tante altre destinazioni della costiera e le isole, tutto ruota intorno al turismo. I principali esperti del settore turistico prevedevano un ritorno alla “normalità” non prima del 2023, invece la domanda (fortunatamente) è esplosa fin dai primi mesi del 2022.
Le prospettive per l’immediato futuro sono buone, nonostante questa guerra sciagurata e le conseguenze che porta. Le vendite vanno molto bene sul mercato inglese (storicamente il nostro mercato principale) ed americano (secondo mercato per presenze), quest’ultimo complice anche il cambio favorevole Euro/dollaro. Manca ancora il mercato orientale ma c’è il ritorno degli Australiani”.
L’Aminta, impresa di famiglia, è un vero gioiello. Scegliere Sorrento, perché?
Il cliente che sceglie Sorrento se ne innamora e ritorna tutti gli anni. È merito non soltanto delle strutture ricettive, ma di tutta la città, artigiani, commercianti, ristoratori, noleggiatori di auto e barche, tutti al servizio degli ospiti, con un pizzico di sana competizione.
La sua passione per il calcio. È vero che ha un aneddoto legato ai Mondiali del 1982?
“Poco prima dell’inizio dei mondiali del 1982, avemmo una discussione con un cliente inglese di ritorno che sosteneva che quello dell’Italia non fosse calcio e che sarebbe stata eliminata.
L’11 luglio di quell’anno, con un gruppo di amici (fra i quali una certa Italia Mele), partimmo alla volta di Madrid con un charter da Napoli per la finale. L’occasione era troppo ghiotta, quindi facemmo predisporre un mega striscione bianco con la scritta GRAND HOTEL AMINTA in rosso e Sorrento in verde. Riuscimmo a piazzarlo al Santiago Bernabeu e fu inquadrato più volte durante la partita, in particolare dopo il gol di Tardelli.
Inutile aggiungere che il famoso cliente inglese non ebbe più il coraggio di tornare”.
Oggi le emozioni più forti gliele regala il Napoli… giusto? Come nasce?
La passione per il Napoli nasce alle elementari (nonostante fossimo soltanto in 4 o 5 a tifare Napoli), ma esplode quel luglio del 1984, avevo 19 anni. Ho visto Maradona ed ho pianto! Ho vissuto declino e rinascita ma la passione per i colori azzurri è rimasta sempre uguale. Ho trasmesso la passione ai miei figli e penso di avere creato due mostri di cuore e sangue azzurro.
Le sue sensazioni sulla squadra di Spalletti?
“Su Spalletti ero un po’ scettico, ma lo scetticismo è durato pochissimo, ho chiesto venia e mio figlio che invece lo sponsorizzava a gran voce e mi sto godendo la squadra più forte dai tempi del D10s. Senza nulla togliere al meraviglioso calcio di Sarri, questa di Spalletti è squadra!”
Si è concluso il girone di andata, con il Napoli, capolista a 50 punti e 12 sulla seconda. Pensa possa essere davvero l’anno giusto?
“Un capolavoro della squadra, del tecnico e della società, 50 meravigliose sfumature di azzurro. L’anno giusto per cosa? Per il turismo? Lo spero…”