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Giampaolo: “Solo chi vive di luoghi comuni puo’ criticare Benitez”

Marco Giampaolo è l’esempio della coerenza. A Cagliari non ci ha pensato su due volte a rinunciare al contratto e lo stesso ha fatto a  Brescia. Punti di vista, scelte ponderate attentamente. E poco importa se per qualcuno Giampaolo è poco mediatico. “Non mi va di essere strumentalizzato, sono 

poco propenso ad un certo tipo di aspetto mediatico. Dipende anche dall’interlocutore”, 

Dunque, spazio al campionato: A Napoli è piovuta qualche critica su Benitez.
“Benitez è un allenatore di concetto, non un improvvisatore. Le critiche le fa chi vive di luoghi comuni, chi legge il calcio in maniera diversa non può criticare Benitez. Ma in Italia siamo attaccati al risultato e basta, io penso che il Napoli stia facendo bene, gioca un calcio più internazionale e credo che dietro quel gioco ci sia un modo ben preciso di pensare. Poi possiamo discutere sul modo di pensare, a uno piace bianco e ad un altro nero e questo ci può stare. Ma il calcio di Benitez è pensato”.

Per Benitez, il Napoli, è un’occasione importante.
“È un allenatore di caratura internazionale, che in carriera ha fatto bene. Qualcosa ha vinto, in realtà e culture diverse”.

Le pressioni però, non mancano.
“Da noi ce ne sono di più, questo è innegabile. Ma le società forti, che sanno ciò che vogliono, sono capaci di orientare le pressioni in maniera diversa. Sei in balia delle pressioni quando ti manca una base solida”.

Serie B e progetti: la sorpresa Lanciano, il Trapani che va a San Siro…
“Per quanto riguarda il Lanciano è stata premiata la continuità di un certo tipo di lavoro, un aspetto fondamentale per crescere nel tempo. E a proposito di lavoro, sì, potrei fare l’esempio del Trapani, oppure dell’Empoli. Tutte squadre che hanno cambiato poco. E quando cambi poco ottieni risultati. Se cambi poco e vari anche il sistema di gioco invece, puoi andare incontro a dei problemi”.

E lei, ha metabolizzato quanto accaduto a Brescia?
“Non ragiono mai con il senno di prima e neppure quello di poi. Quando prendi una decisione pensi sia quella che rispecchia i tuoi valori. Le situazioni non sono mai uguali, rimane però di fondo, per quanto mi riguarda, uno spirito di coerenza che accomuna tutte le mie decisioni”.

A Cagliari ha rinunciato al contratto, a Brescia pure. Si ritiene una mosca bianca?
“No. Il problema non è l’aspetto economico, ma nasce quando ti sei fatto un’idea di certe cose e poi questa non corrisponde alla realtà. Non sono una mosca bianca, chi ama questo lavoro lo fa con grande passione e dedizione cercando di non trascurare i particolari e di migliorare sempre ottimizzando le cose. Io sono esigente con me stesso, chiaro che questo mi porta a diventarlo anche con gli altri. Quando nascono incomprensioni o ci sono situazioni che non soddisfano il tuo modo di pensare o la visione che hai delle cose, prendi una decisione in linea con te stesso. Non ho mai ragionato da opportunista. A volte questo mi ha dato dei risultati straordinari, altre volte meno. Ma questo non significa cambiare il principio delle cose”.

Nel suo futuro ci potrebbe essere un’esperienza all’estero?
“Mi muovo seguendo il mio istinto e le cose che mi interessano, senza fare calcoli. Senza pensare a quello che succederà. Mi piacerebbe fare calcio a modo mio in Italia, non perdo la speranza”

Una piazza che conosce, Catania, non vive un bel momento. E i tifosi hanno contestato la squadra, mentre i tifosi si sono presi le loro responsabilità.
“Premessa: i primi a risentirne quando le cose non vanno bene sono i calciatori, non credo che possano tirare i remi in barca. Anzi, soffrono. La dichiarazione in cui dicono di assumersi la responsabilità e metterci la faccia fa onore ai giocatori del Catania. Qualcuno di loro l’ho allenato e posso dire che sono uomini veri. Il Catania ha fatto grandi cose negli ultimi anni, ora vive un momento di difficoltà. Ma ha le risorse per venirne fuori. Non è una squadra abituata a mollare, ha sempre lottato e lo farà anche adesso. È inevitabile. E poi guardate il Sassuolo: un mese fa sembrava una squadra morta, oggi è in grande condizione. Sicuramente l’ambiente in cui si lavora può avvantaggiarti. Dipende da quanto rumore si fa attorno ad una squadra, attraverso il lavoro puoi venirne fuori. A qualcuno, ovviamente, toccherà retrocedere. Ma siamo ancora lontani dai verdetti”.

Le squadre da cui è rimasto impressionato, fin adesso?
“La Juventus di Conte, la Fiorentina di Montella, il Torino dove intravedi sempre del lavoro e il Napoli per quanto ho detto prima su Benitez. All’estero invece, ho visto qualche partita in Inghilterra”.

Fonte: Tuttomercatoweb

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