Romelu Lukaku, attaccante belga dell’Inter, ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport dove si racconta.
A seguire le parti salienti dell’intervista a Lukaku, che trovate integralmente sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
“Quando mio padre ha smesso di giocare ho capito velocemente che avremmo avuto difficoltà economiche. Ho deciso subito di diventare calciatore e quando ho potuto farlo, ho regalato una casa ai miei genitori. Giocare in Serie A era uno dei miei sogni, a Conte ho chiesto di parlare solo in italiano per due settimane quando sono arrivato; capivo tutto ma non parlavo bene. Da quando ho cominciato a parlare bene in italiano non ho più smesso.
L’Italia è il miglior Paese in cui io sia stato, amo stare qui. Gli italiani mi hanno accolto bene e io sono grato a tutti; per me Conte è come un padre, mi capisce bene e io capisco lui e gli sono grato della stima che ha per me. Vedi le sue squadre e capisci che imparare e migliorare tanto come singolo e come collettivo. L’arrivo di Vidal è importante per noi, dobbiamo migliorare in qualità ed esperienza e Arturo le ha entrambe.
Per essere un leader serve avere la mentalità positiva ed essere sempre migliori del giorni prima, aiutando i compagni. Essere disponibili a soffrire e a prendersi le responsabilità, sia nelle vittorie che nelle sconfitte; per me giocare nell’Inter è un sogno che si realizza ed ogni giorni mi sveglio sempre per dare tutto. Il mister ed i miei compagni mi prendono in giro perché mi arrabbio anche quando perdo la partitella ma io sono così. Quando non penserò più così, smetterò.
La sconfitta in finale di Europa League è stato un momento molto difficile per me. Non ho parlato per quattro giorni consecutivi, poi mi sono svegliato e mi sono dato una ragione; si può perde ma per imparare a vincere. Il razzismo esiste ancora in tutta Europa ed è assurdo, ogni club ha un giocatore di un’altra nazionalità; si deve avere rispetto per tutto. Brutto il calcio senza tifosi, si sente tutto.
Sono tutti forti i difensori in Italia. Koulibaly è tosto, mi diverto a giocare con lui e quando trovo difensori così sono spinto a dare tutto. Un giovane italiano che mi piace? Barella, sarà molto importante per l’Italia e per l’Inter. Cosa direi ad un bambino per descrivere il calcio? Gli direi che è umiltà, voglia di lavoro, testa e fame. Avere fame per vincere e lavorare per appagarla.“