GAZZETTA – Gli ultimi aggiornamenti sul caso D’Onofrio, ex procuratore capo dell’AIA, coinvolgono anche l’attuale numero 1 Trentalange.
“Nell’indagine sull’ormai ex procuratore capo dell’Aia, arrestato il 10 novembre a Milano per traffico internazionale di stupefacenti, la Procura Figc ha infatti visto emergere «comportamenti disciplinarmente rilevanti» del numero uno dell’Aia.
Una sequenza di accuse pesantissime che evidenziano il «rapporto personale consolidato di vecchia data» con D’Onofrio che Trentalangeavrebbe prima sponsorizzato, poi premiato e difeso, omettendo qualsiasi forma minima di verifica su rimborsi (nell’atto si parla di biglietti del treno falsi), curriculum o attività professionale e persino le fantomatiche dimissioni annunciate sabato 12 novembre e datate 9, un giorno prima dell’arresto. Il tutto partendo dalla circostanza di non poco conto che D’Onofrio fosse «detenuto agli arresti domiciliari (…) perché condannato alla pena definitiva di anni 2 e 8 mesi di reclusione ed alla multa di 6.000 euro per gravissimi reati concernenti la detenzione di circa 44 kg di sostanze stupefacenti». Il procuratore capo dell’Aia, in pratica, dal maggio 2020 era agli arresti, fino a settembre 2020 in carcere quindi ai domiciliari. Come ha potuto operare liberamente, aprendo tra l’altro 1.700 fascicoli l’anno, in quelle condizioni? Come è possibile che nessuno sapesse?”.
QUI un’intervista a Marco Di Lello Presidente della commissione affari economici della FIGC, che commenta lo scandalo D’Onofrio che ha travolto i vertici dell’AIA ai microfoni di Canale 8.