Classe 1987. Non più un ragazzino, ma nemmeno un calciatore sulla via del tramonto.
Ivan Strinic vive l’età che si associa ai calciatori per indicarne la piena maturazione professionale. Un ragazzo taciturno, giunto all’ombra del Vesuvio grazie alla mano paziente di Riccardo Bigon e a quella sapiente di Rafa Benitez. Senza voler tralasciare quella di Aurelio De Laurentiis che ha non ha versato un solo euro nelle casse del Dnipro ma che verserà in quelle del calciatore 1,5 milione l’anno per quattro anni.
L’ennesimo colpo di mercato messo a segno dal Presidente del Napoli giunto in città con una marea di scetticismo al seguito. Perplessità non solo legate allìaspetto tecnico, ma anche a quello fisico visto e considerato il croato fosse giunto in città reduce da un fastidioso infortunio. La frase che ha accompagnato la sua presentazione “Non è al massimo della forma, ha bisognio di tempo”, ne ha immediatamente paventato scenari poco confortanti ed ha gettato ombre sul suo tesseramento.
Ma il calcio è bello perché bastano 90° per smentire tutto e tutti. Lo Strinic visto in campo contro la Lazio è sembrato uin calciatore inserito nello scacchiere azzurro da tanto tempo, disciplinato dal punto di vista tattico, in possesso di grande personalità e di un mix ideale ed equilibrato tra copertura difensiva e sortite offensive. Insomma, Ivan Strinic ha dato a tutti i tifosi azzurri una impressione molto positiva.
A distanza di pochi giorni arriva l’Udinese al San Paolo per la Coppa Italia e tutti pensano ad uno Strinic a corto di fiato e condizione comodamente seduto in panchina a rifiatare. Ed invece il croato non solo gioca, e bene, ma di minuti ne macina ben 120, senza arrancare mai.
Il gioco del calcio è quello che si presta al commento di tutti, ma è anche quello che è pronto a smentire chicchessia, comprese le voci più accreditate.