Francesco Calzona: riaggressione, ordine a centrocampo con Lobotka, in generale maggiore velocità di pensiero e di gambe. Alcuni elementi che si sono visti nelle ultime gare.
La prodezza di Raspadori che si fionda sulla respinta del portiere delle Juventus dopo il rigore fallito da Osimhen: ne parla anche oggi il Corriere dello Sport: “I giocatori del Napoli coinvolti nell’assalto – Raspadori, Anguissa e Di Lorenzo – hanno dimostrato una notevole dose di maturità, organizzazione e velocità di pensiero e di gambe. Hanno seguito le regole sui calci di rigore, rispettando le distanze e non entrando in area prima del momento dell’impatto di Osimhen con il pallone, e poi sono riusciti a battere gli avversari, completamente sorpresi alle spalle e impreparati, con un movimento all’unisono tanto rapido quanto sincronizzato e feroce. A differenza dei bianconeri nella zona interessata, gli azzurri cominciano a correre da oltre 9,15 metri (obbligatori), partendo contemporaneamente a Osi, guadagnando tempo e acquistando più velocità. Jack, per finire, prende anche una specie di rincorsa sul posto che lo lancia come una freccia tra Alex Sandro e Nonge: è lui a tagliare il traguardo, ma Frank e il capitano erano spalla a spalla. Di corto muso“.
Insomma chi di spada ferisce..in questo caso, di spada ferisce.
E ancora sul faro a centrocampo, Stanislav Lobotka, la nota della Gazzetta dello Sport:“Calzona ha ridato alla mediana azzurra la mente e i muscoli, ha alzato il baricentro della squadra e ha ridato al Napoli il piacere di comandare. Col sorriso, l’equilibrio tattico e la qualità: così ha ritrovato i campioni d’Italia. Dopo mesi di sofferenza passati a rincorrere le seconde palle – con Garcia che chiedeva la verticalizzazione immediata senza passare dalla mediana – e poi altri due mesi a palleggiare in orizzontale nella propria metà campo, ora Lobo ha rialzato il suo raggio di azione, ha riattivato il radar ed è tornato a disegnare calcio in libertà”.
E infine, l’aspetto motivazione non da sottovalutare come ricorda il Corriere del Mezzogiorno: “La terapia di Calzona ha riguardato subito l’aspetto più profondo e determinante: la testa. Riportando la squadra nei meccanismi e nei principi di gioco più congeniali, i calciatori sono tornati a divertirsi, sentirsi uniti, allenarsi e trovarsi in campo con maggiore disponibilità. È la terapia del divertimento che non riesce a rimuovere tutte le difficoltà ma aiuta a superarle, ad opporsi all’inerzia negativa che sembrava aver travolto il Napoli”.