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Il flagello che sta decimando i club europei

L’infortunio al legamento crociato occorso ieri sera a Rick Karsdorp, terzino della Roma, è solo l’ultimo di una serie che si sta allungando in maniera molto preoccupante.

Negli ultimi anni, questa tipologia di infortunio è una delle più ricorrenti, ed anche se prendiamo in considerazione solo la stagione in corso, i casi sono parecchi: tra questi impossibile non citare il centravanti del Napoli Arkadiusz Milik, che, dopo essersi rotto il crociato sinistro lo scorso anno in Nazionale, poco più di un mese ha fatto nuovamente crack. Questa volta, però, il ginocchio interessato è il destro.

Crociato sinistro rotto anche per il francese Franck Ribery, per il cui recupero si sta procedendo con una terapia conservativa che non prevede, almeno per ora, l’intervento chirurgico. E alla lista vanno aggiunti anche i nomi di Andrea Conti del Milan, Benjamin Mendy, terzino sinistro del Manchester City, senza dimenticare Fernando Gago, infortunatosi con la Nazionale argentina durante la sfida con il Perù e rimasto eroicamente in campo per 5 minuti, prima di cedere definitivamente al dolore e accasciarsi al suolo. Ma a cosa si devono tutti questi infortuni? È semplice sfortuna o c’è qualcosa in più?

Con ogni probabilità, non si può puntare il dito contro la malasorte. La colpa è, probabilmente, dei carichi di lavoro eccessivo cui vengono sottoposti i calciatori, il cui fisico viene logorato da questo continuo sovrallenamento. E c’è anche da dire che non viene concesso neanche un riposo adeguato ai calciatori, dal momento che si scende in campo praticamente ogni tre giorni. L’allenamento è sicuramente importante, ma bisogna fare attenzione a non esagerare.

Fanno riflettere le parole di Carlo Ancelotti, risalenti a quando allenava il Real Madrid: “In Spagna si dice: troppa acqua uccide la pianta. Ed è così anche per gli allenamenti. Ci si può allenare duramente, ma poi bisogna dare al corpo la possibilità e il tempo di recuperare. Io non sono un allenatore che uccide i giocatori durante gli allenamenti”. E in Spagna, infatti, non si usa fare preparazione nel precampionato. Interessante è prendere in analisi la preparazione di Paco Seirul Lo, che curava quella del Barcellona di Rijkaard, prima, e di Guardiola, poi, e del Bayern dello stesso allenatore catalano. Secondo Seirul, fare due-tre settimane in ritiro con doppie sedute e carichi di lavoro immensi ogni giorno è deleterio per i calciatori, mentre è molto più utile lavorare in vista della partita successiva. E a rafforzare la sua tesi, ricordiamoci che quel Barcellona ha vinto praticamente tutto, diventando una delle squadre più forti e belle da vedere della storia del calcio. E sempre per rimanere in ambito catalano, ricordiamoci che due dei più grandi calciatori di sempre, Johann Cruyff e Diego Armando Maradona (entrambi hanno militato nel club catalano) durante il riscaldamento preparativa utilizzavano esclusivamente il pallone.

Quella di Seirul non è sicuramente una verità assoluta, ma fa riflettere e avvalora, comunque, l’idea iniziale. I sovraccarichi di lavoro, gli allenamenti estenuanti e, soprattutto, i tanti impegni in una stagione non fanno assolutamente bene ai calciatori che, al contrario, sforzano sempre più il proprio corpo, esponendolo a facili infortuni, che spesso possono avere anche ripercussioni a livello psicologico.

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