Il giocatore polacco ha cambiato Napoli-Lazio mettendola sui binari favorevoli agli azzurri.
Sembra una scena da film: la squadra è in difficoltà nella partita decisiva, 1-1 a fine primo tempo. Il capitano ha mal di schiena, come a dire che piove sul bagnato in una situazione di infortuni che è peggiorata nelle ultime ore. Durante l’intervallo, arriva la chiamata del mister: “Piotr, tocca a te!”. Sì, solo che a entrare non è uno sparuto adolescente con l’etichetta del ragazzo prodigio che rischia di mandare in vacca una carriera intera ancor prima che inizi. No, a entrare in campo è Piotr Zielinski, un giocatore che a 23 anni non ha ancora raggiunto la piena maturità calcistica, ma che quando decide di giocare come sa, a volte, sembra dare segni di uno strapotere impossibile da contenere.
Tutti i quotidiani sono stati dal giudizio unanime: l’ingresso di Zielinski ha letteralmente strappato la partita, archiviando la pratica Lazio e consentendo al Napoli di giocare in modo spettacolare, chiudendo gli avversari in un fazzoletto in cui a giocare erano solo gli azzurri. Come se non bastasse la corsa e la potenza fisica che proprio in quel primo tempo è mancata agli uomini di Sarri, segna un gol (poi dato a Mario Rui) e mette a referto un assist per il gol che di fatto chiude la partita. Ed è proprio l’assist per Mertens il manifesto ideologico non solo del calcio di Sarri, ma di una delle mille facce di Zielinski: un colpo di tacco a centrocampo per servire Jorginho, che gli restituisce il pallone con un cucchiaio delizioso, uno contro uno contro il difensore, doppio passo per temporeggiare ed attendere l’inserimento di Mertens e passaggio fisicamente complesso da spiegare per come-dove-perché è passato a un pelo da De Vrij per poi finire docile in rete dopo il tocco del belga. Uno spettacolo.