I fischi ascoltati alle note di “Caruso” di Lucio Dalla, durante Bologna-Napoli, hanno lasciato il segno, così come non sono passati inosservati i soliti striscioni contro Napoli e i napoletani. La Gazzetta dello Sport ha raccolta le testimonianze di alcuni noti cantanti.
Lei, che vive di musica e di calcio, che cosa ha provato davanti allo striscione e ai cori della curva del Bologna contro Napoli, e ai fischi alla canzone Caruso di Dalla?
Edoardo Bennato: «Il calcio è un baraccone in cui l’unica regola è il cinismo. L’ho detto anche a Gianni che avvilito. Non è più uno sport, è cinismo, business, profitto. Purtroppo emerge un buonismo di cui ci si compiace e le cose vere non si dicono mai. È lo specchio di una società malata, c’è da aspettarsi di tutto».
Luca Carboni: «Quei cori, i fischi, gli striscioni non sono Bologna. Fischiare Caruso offende la musica, Dalla, l’umanità. Suonare quella canzone, che doveva unire le due tifoserie, era un’idea ottima. I rapporti con i napoletani allo stadio sono sempre stati buoni. Io stesso, dopo il Bologna, tifo il Napoli».
Nino D’Angelo: «Ho scritto sulla mia pagina Facebook “Che schifo”. Queste cose istigano all’odio. È un peccato che 50 persone rovinino tutto. Il calcio e Bologna non sono così. Lo sfottò è bello, l’odio no. Ma succede ogni domenica. Dalla è un idolo per tutti noi, sentire quella canzone fa venire la pelle d’oca».
Luca Barbarossa: «La tristezza degli striscioni razzisti è il termometro di un degrado che va avanti da troppo tempo. Quanto di più lontano dallo sport ci possa essere. Purtroppo questi tifosi ormai tifano contro loro stessi, perché le squadre della A sono tutte diventate multirazziali».
Antonello Venditti: «La risposta l’ha data Gianni Morandi. Dalla era bolognese, quindi c’era un doppio filo: Bologna-Napoli. E Caruso è una delle più belle canzoni napoletane della storia. Purtroppo sono cose vecchie che continuano a succedere e Morandi fa bene a mettere in guardia. Io resto sgomento».