Nel corso di Punto Nuovo Sport, è intervenuto Marco Di Lello, ex procuratore aggiunto della FIGC.
“La lotta al razzismo è tra i principi fondanti dello sport italiano, coperto e tutelato dalla Giustizia Sportiva. Se confermato, le sanzioni parlano chiaro: 10 giornate di squalifica e addirittura il divieto a partecipare alle manifestazioni sportive, quasi a mo’ di DASPO.
Se l’arbitro non ha sentito le parole, la prova può essere anche logica anziché fattuale. Molti ricorderanno il precedente di Chievo-Pisa, dove un calciatore del Pisa prese 10 giornate di squalifica senza la certezza del referto o delle immagini televisive. La Corte d’Appello diede ragione ad Obi, al tempo al Chievo, sulla certezza di tre punti: che mancassero ragioni di rancore tra i due, che fosse stato detto qualcosa dalle scuse successive e dalle immediate proteste dell’offeso. Presupposti che potrebbero esserci anche adesso tra Juan Jesus e Acerbi.
Se confermato, il fatto è ancora più grave e odioso, siccome questa settimana è quella dedicata dalla Lega Serie A contro il razzismo. Questo tipo di battaglia si può vincere solo se si avvia una rivoluzione culturale. Non deve passare l’idea che in campo possa essere accettabile dire qualcosa di simile, persino sotto trance agonistica.
Escludere Acerbi dalla Nazionale? In chiave Europeo, dovesse arrivare una squalifica varrebbe anche in campo internazionale. Da sportivo poi voglio sperare che non sia successo nulla, ma a vedere la reazione di Juan Jesus il fatto appare abbastanza chiaro”.