Il giornalista de La Stampa, Mattia Feltri, ha scritto un editoriale ironizzando sulle dichiarazioni di De Magistris
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha dato ieri prova del fiuto che lo rese celebre nelle vesti di magistrato.
Ha detto che i napoletani sono stanchi delle ingiustizie, si riprenderanno quanto gli è stato levato, nulla più di ciò che gli spetta, i diritti usurpati da chi si fa potente con furti di Stato, e se lo riprenderanno per sete di giustizia abbattendo i palazzi dei poteri corrotti, e così via.
Questa specie di complotto siderale è stato intuito dal sindaco sabato sera, quando l’arbitro di Inter-Juventus ha risparmiato al bianconero Miralem Pjanic un’espulsione evidente.
Tutto a danno del Napoli, che s’è suicidato l’indomani (purtroppo, dice il tifoso granata autore di queste righe) perdendo con la Fiorentina.
Il bello del calcio è che gli si attribuiscono categorie epiche, irrazionali, esorbitanti – come i ragazzini che giocano alla guerra – e ci si sparano addosso, e a salve, gli insulti più sanguinosi e le accuse più infamanti. A salve, però. In birreria.
Che il sindaco De Magistris la butti in requisitoria, incitando alla presa con le picche delle casematte del malaffare, rientra nelle farneticazioni su cui poggia l’intero nostro discorso pubblico, e ai livelli più alti (per modo di dire): nessuno è titolare delle sue idee, ognuno è incolpato a rotazione di sostenerle nell’interesse della mafia, dei tangentari, delle multinazionali, del grande vecchio, in una babilonia di cospirazioni di cui si è a turno vittime e artefici, ma sempre contro un mitico popolo indifeso. Poi sul web si augurano la morte di Giorgio Napolitano. Ma va?