Il giornalista di Libero Fabrizio Biasin, nel suo consueto editoriale settimanale per TMW, dice la sua sul caso Koulibaly e di come la pensa in modo diverso.
In un modo che si può quasi definire “controcorrente”, Fabrizio Biasin torna sul caso Koulibaly e lo fa a modo suo. Queste le sue parole:
“L’ultima cosa minimamente seria che volevo dire è che da una settimana “siamo tutti Koulibaly” e “siamo tutti Meité”, ma “siamo più Koulibaly che Meité e non è giusto!” e siamo tutti qualcosa o qualcuno ma invece, forse, dovremmo solo imparare a non vergognarci di essere noi stessi.
Se sei “fatto bene” non hai bisogno di essere “nessun altro” perché rispetti tutti e hai già il rispetto di tutti, compreso quello di coloro che periodicamente vengono offesi. Di sicuro non hanno bisogno di fasce da capitano “offerte” o di attestati di solidarietà che lasciano il tempo che trovano: io “non sono Koulibaly” perché non ho bisogno di farlo sentire “specie protetta” o “diverso” o “poverino, diamogli una carezza”.
Che poi, magari fossi Koulibaly, sarei un centrale difensivo con i controcazzi e invece sono un giornalista pelato, attualmente in baita.