Fabio Cannavaro, attuale allenatore dei cinesi Guabghzou Evergrande, in un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola, ha parlato anche del momento del calcio europeo.
“Gli inglesi sono i più bravi e i più organizzati, non solo i più ricchi. Hanno una visione d’insieme che vanno ad aggiungere ad una atmosfera e a un ritmo agonistico utili a fare la differenza. Hanno importato tecnici tra i più evoluti al mondo, diversi ma strategici per il decollo: Guardiola, Klopp, Pochettino, Sarri ed Emery hanno favorito questa esplosione, fondendo due anime, quella storica del football – fatta di intensità quasi impareggiabile – con i dettami tattici. Ora la Premier viaggia a velocità impressionate rispetto a quella della serie A ma pure della Spagna, della Francia e, in certi casi, della Bundesliga.
La Juventus è più avanti rispetto al Paese che la circonda. E’ vero, ha un budget, ma se lo è costruito nel tempo, attraverso una politica anche di investimenti, con i giovani della squadra B e poi con le donne. Fa le cose nella maniera appropriata e poi, quando sei lì, capisci quale sia la sua anima e quale la differenza tra giocare e
vincere.
Presidenti contestati? Sono storie differenti. Ognuno, oggi, può avere una identità che non può ignorare la consistenza economica: probabilmente a Roma l’irritazione è scatenata dalla consapevolezza di aver perso un’occasione, perché in questa squadra c’erano calciatori di livello e sono stati ceduti in nome delle esigenze di bilancio. Il calcio è mutato, prima si spendeva e pazienza se poi si falliva. Ora si guardano i conti e mi sembra
corretto.
Settore giovanile? Si pensa a insegnare la tattica, mentre invece serve la libertà e, semmai, l’istruzione tecnica: il palleggio, il controllo orientato, il dribbling. Io ho preso conoscenza dei sistemi quando avevo ventidue anni e Ancelotti mi introdusse dalla marcatura a uomo alla zona. Ma prima, era sempre e soltanto la bellezza del gesto.
Io pazzo di Sarri? E a chi non piace? Vedi giocare la sua squadra, penso al suo Napoli, e rimani incantato. Ma
a me piace, tanto per restare in un tema ampio, anche Ancelotti, il suo modo di inseguire il risultato attraverso fasi di gioco che trasmettono identità.
VAR? Seguo le polemiche, che appartengono anche al mio mondo, perché pure qui in Cina a volte ci sono interpretazioni diverse, soprattutto sul fallo di mano”.