Il gol qualificazione segnato alla Juventus al 119° minuto dei supplementari allo Stadio San Paolo il 15 marzo 1989 nei quarti di finale di Coppa Uefa, ha fatto di Alessandro Renica un eroe della storia del Napoli.
Ai nostri microfoni Alessandro Renica ci ha raccontato le emozioni di quella serata e ha parlato della rimonta simile che attende il Napoli giovedì contro l’Arsenal.
Il suo Napoli nel 1989 nella gara di ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa ha rimontato lo 0-2 dell’andata a Torino. La squadra come ha vissuto la settimana che ha preceduto la rimonta?
“Con la giusta tensione. Sapevamo che sarebbe stato difficile e che serviva un’impresa per rimontare due gol alla Juventus. Però sapevamo anche che in squadra avevamo dei calciatori che avrebbero potuto fare qualunque cosa”.
Invece quando siete entrati nello spogliatoio il giorno della partita cosa vi siete detti?
“Siamo entrati già carichi per l’incredibile folla che si è riversata nelle strade. In pratica siamo arrivati allo stadio con la scorta. Nello spogliatoio non è stato necessario dire nulla di particolare”.
Quanto ha influito sulla rimonta la bolgia del San Paolo?
“Tantissimo. Almeno a me ha trasmesso una carica incredibile, ma lo stesso vale anche per i miei compagni soprattutto dopo il primo gol segnato da Diego. Il sostegno del pubblico è fondamentale perché in queste gare basta un episodio per rischiare di compromettere tutto. Ad esempio possono dire quello che vogliono ma il gol di Laudrup, anche se di pochi centimetri, è stato segnato in fuorigioco”.
Renica cosa ha fatto la notte dopo quel gol decisivo al 119’ per giunta alla rivale storica Juventus?
“Ricordo che dopo la gara ho girato parecchio, ero stanchissimo ma con l’adrenalina a mille e per rilassarmi sono andato a passeggiare vicino al mare. Sono tornato a casa alle quattro del mattino”.
Corsi e ricorsi storici. Ancora quarti di finale di Europa League ancora uno 0-2 da rimontare al San Paolo per il Napoli: cosa devono fare gli azzurri per arrivare alla gara con la giusta tensione e concentrazione?
“Innanzitutto credere di potercela fare. In questi casi la fiducia dell’ambiente è fondamentale. Poi devono avere pazienza e non aver fretta di segnare. Andare in campo con la foga di segnare subito può essere pericoloso sia per non subire qualche pericolosa ripartenza sia dal punto di vista del dispendio delle energie fisiche e mentali in una gara che potrebbe protrarsi fino ai supplementari”.
Magari un gol nel primo tempo e il secondo nella prima mezz’ora della ripresa…poi se ne parla
“Questa è una bella visione della partita (ride n.d.r.)…Sarebbe l’ideale”.
Squadra timorosa, scelta tattica sbagliata, errori individuali, forza dell’Arsenal: cosa ha inciso di più sulla sconfitta del Napoli a Londra?
“Dispiace dirlo ma forse con Milik si poteva giocare con palla lunga a saltare il centrocampo visto che loro hanno impostato la gara sul pressing, cosa questa che era anche prevedibile. Non c’è nulla di male a giocare saltando il centrocampo. Non a caso i loro gol sono arrivati dal pressing alto che ha costretto gli azzurri a commettere degli errori in uscita palla al piede”.
Si parla di acquistare giocatori abituati a vincere: ma il Napoli dello scudetto era formato da calciatori che avevano vinto poco: eppure la mentalità vincente l’avevano lo stesso…infatti hanno vinto…Ma cos’è la mentalità vincente?
“Io sono arrivato a Napoli l’anno dopo Diego e le basi di una squadra vincente erano già state gettate dal compianto Celentano e da Juliano che hanno portato Maradona. Poi è arrivato un top player come Giordano, c’era stata l’intuizione del giovane Ferrara, l’esperienza di Beppe Bruscolotti. Poi Marino ha scovato Romano nella Triestina…Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: il grosso del lavoro lo ha fatto sicuramente un certo Allodi. Io prima di passare al Napoli avevo vinto il campionato di Serie C con il Vicenza e la Coppa Italia con la Sampdoria e fino a quando la matematica non ci ha assicurato la vittoria non ho mai mollato e ho giocato sempre con grande determinazione per portare il risultato a casa. Ecco forse per questa mia voglia di vincere a tutti i costi che mi avranno notato a portato a Napoli”.
Cosa rappresenta Napoli per Alessandro Renica?
“Una bellissima parentesi della mia vita che mi ha regalato davvero tanto. Solo chi ha giocato nel Napoli può capire cosa significa. Io lo dico a tutti quelli che me lo chiedono cosa significa giocare per Napoli e nel Napoli”.
Ci vediamo a Napoli per festeggiare la vittoria dell’Europa League?
“Magari, speriamo”.