Giuseppe Taglialatela, storico portiere partenopeo, ha rilasciato una lunga intervista alla nostra redazione. Una lunga carriera spesa a difesa della porta del Napoli che lentamente si avviava all’orlo del fallimento.
Pino, la squadra di Sarri ci aveva abituato, prima della trasferta di Bologna, a prestazioni di altissimo livello. Il risultato di ieri va considerato come la fine di un sogno oppure come una lezione importante per poter raggiungere quell’innominabile traguardo alla fine di maggio?
“Quelle da ieri sono partite che ci stanno nell’arco di una stagione. Questa è solo la seconda partita che il Napoli ha perso in campionato dopo un trend molto positivo e quindi può starci. Per me c’è stato solo un calo di tensione, un approccio sbagliato alla partita. Sono esseri umani, è possibile che succeda dopo una grande prestazione contro l’Inter che magari si siano rilassati mentre difronte avevano una squadra affamata a cui è riuscito qualsiasi cosa.
Non dimentichiamoci che poi il Napoli 3/4 occasioni da gol le ha avute ma è stato bravo Mirante e ci si è messa che un po’di sfortuna.
Questo vuol dire che nonostante la giornata negativa, gli azzurri sono stati presenti sotto porta e potevano fare gol in qualsiasi momento.
Per questo la sconfitta di ieri non mi preoccupa ma la archivierei subito per guardare alla prossima partita”.
Il tecnico partenopeo, nel post gara, ha parlato di approccio sbagliato ed un livello di concentrazione non al top come al solito, ma tra le tante cause può esserci anche quella di un calo fisico dopo il tour de force affrontato dagli azzurri?
“Non credo perchè la squadra ha corso ed anche tanto fino alla fine del match. Per me è stato solo un rilassamento mentale e basta. Sicuramente non avevamo vinto il titolo la settimana scorsa e non siamo retrocessi dopo questa sconfitta. Siamo li a due punti e ce la giocheremo fino alla fine anche perchè è un campionato molto livellato e penso che si alterneranno diverse squadre in vetta”.
Il calo mentale può anche spiegare l’errore di Pepe Reina che contro l’Inter era stato determinante per la conquista dei tre punti?
“L’errore del portiere difficilmente è mentale. Purtroppo l’infortunio per il portiere è sempre in agguato, per quanto tu possa augurarti di non farlo, prima o poi capita a tutti.
E’ successo in un match in cui il Napoli è stato meno brillante ma poteva capitare anche in un’altra partita. Quando succede ad un portiere quello che è successo ieri, bisogna buttarselo alle spalle e basta.
Sono cose che accadono al massimo un paio di volte nel corso della stagione e così come Reina ha salvato il Napoli tante volte, questa volta la squadra non ha salvato Pepe”.
Anche perchè l’errore di un portiere ha conseguenze molto più gravi rispetto a quello che può commettere un altro calciatore
“Esattamente. Basta prendere d’esempio il gol fallito da Higuain che in altre circostanze non avrebbe mai sbagliato.
Poi ha fatto due gol ed è risultato il migliore in campo ma prima ha sbagliato qualcosa. E’ un grandissimo attaccante e si è rifatto, ma per i portieri è diverso. Quando sbagli non hai nessuno indietro che ti salva.
Non bisogna farne un dramma perchè conoscendo il professionista ha le spalle larghe per buttarsi l’errore alle spalle.
Ti dirò di più. Se ci fosse stato la scorsa stagione le cose sarebbero andate diversamente. Lo spagnolo è uno che a fine campionato ti porta un sacco di punti e questo l’anno scorso è mancato, così com’è mancata la sua personalità. Quando nello spogliatoio mancano figure del genere, succede quello che è accaduto lo scorso anno vale a dire tante polemiche e tanti problemi che un gruppo unito affronta diversamente”.
Nel Napoli di Mazzarri, e poi di Benitez, si è sempre parlato di un problema di motivazioni.
Ma davvero deve essere l’allenatore a fornirle ai calciatori oppure devono essere quest’ultimi ad entrare in campo con la giusta mentalità?
“Penso che Sarri abbia dato le giuste motivazioni ai ragazzi, ma poi sono i calciatori che vanno in campo e conoscono l’importanza di quello che c’è in palio e di essere primi in classifica dopo venticinque anni. Per cui deve essere la squadra ad entrare con la giusta mentalità in campo, anche perchè poi sono dei professionisti. Certo, un allenatore che ti da le giuste dritte e che ti aiuta a livello mentale è importante, ma sono sempre i calciatori a fare la differenza.
Naturalmente può succedere una partita in cui si è meno brillanti e nessuno può colpevolizzare i ragazzi perchè sono esseri umani anche loro”.
Cosa potrebbe fare la società partenopea per recuperare un portiere come Rafael dopo la scorsa stagione?
“Sicuramente non prendendo Gabriel, che tra l’altro è un portiere del Milan e nemmeno del Napoli. Anche perchè poi nelle gerarchie l’ex portiere del Carpi è davanti al brasiliano. Credo che sia meglio per Rafael andare via a gennaio per giocare per recuperare fiducia”.
Sepe nel prossimo futuro potrà diventare l’estremo difensore titolare in una piazza così importante e piena di pressioni come quella azzurra?
“Io credo di si. Sepe è un ragazzo che ha una buona personalità. A Firenze sta disputando l’Europa League e ad Empoli ha disputato un campionato di altissimo livello. Ha tutto il tempo per crescere anche perchè davanti ha Reina che per un paio di stagioni sarà inamovibile, ma Luigi può essere il futuro del Napoli”.
Ma napoletano e tifoso del Napoli, è davvero così difficile giocare per la squadra della propria città?
“Sinceramente quello che ho provato a Napoli non l’ho mai provato da nessuna altra parte. Non è difficile, devi conoscere l’ambiente e capire che, come le altre piazze, non è semplice accontentare tutti ma se ti impegni e dimostri di essere legato alla maglia e ai colori, i tifosi ti danno una grossa mano.
A me è successo così. Se poi hai la fortuna di essere in una squadra così forte come il Napoli di oggi o come quello di Maradona, rimani veramente nella storia.
Io sono capitato in periodo intermedio, eravamo una squadra molto umile che combatteva su tutti i campi, non eravamo fenomeni ma eravamo molto legati alla maglia e alla città ed i tifosi questo ce l’hanno riconosciuto. Credo che alla fine basti essere dei professionisti ed amare i colori”.
Un portiere che attualmente ti assomiglia per caratteristiche tecniche, quale potrebbe essere?
“I portieri di oggi sono completamente diversi da quando giocavamo noi. Oggi si preferiscono quelli che giocano molto con i piedi, che diventano quasi dei liberi.
Non so fino a che punto sia utile anche perchè non tutte le squadre hanno portieri che sono in grado di giocare bene con i piedi e rischi di perdere partite ed opportunità importanti per errori che noi non commettevamo, anche perchè ci arrivava il pallone la scaricavamo in ogni modo. Tra i miei preferiti ci sono sicuramente Perin del Genoa e Consigli del Sassuolo e poi c’è quel ragazzone di Donnarumma che gioca nel Milan che è una bella scoperta. Tutti nomi italiani che portano avanti una scuola di grande tradizione”.
La redazione di 100×100 Napoli ringrazia Pino Taglialatela per la disponibilità.
Riproduzione riservata, ne è consentito un uso parziale previa corretta citazione della fonte.