Esclusiva

Esclusiva dal fronte: Il Covid19 raccontato dal Cotugno dal Dottor Sergio Severino che chiarisce anche i dubbi sui rischi del ritorno all’attività sportiva

Esclusiva dal fronte: Il Covid19 raccontato dal Cotugno dal Dottor Sergio Severino che chiarisce anche i dubbi sui rischi del ritorno all’attività sportiva.

Il mostro ti colpisce in faccia, inaspettato e devastante. Cadi in ginocchio senza fiato.
Ti rialzi, lo guardi negli occhi, poi inizi a reagire. Ribatti colpo su colpo fino ad annientarlo.
Non è la scena topica di un thriller ma il racconto degli ultimi due mesi in un ospedale di trincea.
Una guerra in tre mosse:

Prima resistere, poi reagire, infine vincere.
Un finale ancora da scrivere a centinaia di mani quelle dei medici che giorno dopo giorno affrontano il mostro.
Come tutte le guerre anche questa ha bisogno di testimoni oculari affidabili.
Nessuno può farlo meglio di uno dei soldati speciali che combatte dall’avamposto più efficiente d’Italia:
Il Dottor Sergio Severino Direttore della Cardiologia dell’Ospedale Cotugno di Napoli.

“Allora Dottore com’è il bollettino di guerra”

“Si combatte centimetro per centimetro, stiamo conoscendo meglio il nemico ora non reagiamo più a mani nude usiamo le armi potenti della scienza, dell’intelligenza e dell’esperienza”

 

“Cominciate a conoscerlo, ci racconti com’è?”

“Il Coronavirus può decorrere in modo del tutto asintomatico, o paucisintomatico (febbre,tosse,sintomi respiratori) con regressione completa della sintomatologia nella maggioranza dei casi . In una minoranza (circa il 10%) può provocare  una  severa sindrome respiratoria (definita SARS severe e acute respiratory sindrome ) caratterizzata da polmonite interstiziale ,fino, in casi più gravi, a complicarsi ulteriormente, con vasculite e fenomeni tromboembolici polmonari.
Per questi motivi nel trattamento terapeutico si raccomanda l’uso dell’eparina.”

 

“Com’è oggi la situazione al Cotugno?”

“La terapia intensiva/rianimazione del Cotugno vede finalmente qualche posto libero!
Sempre meno pazienti ricoverati nei reparti e nella terapia subintensiva  vengono intubati.
Le terapie ora sono più mirate, non si brancola più nel buio pesto”

 

“Si riferisce al Tocilizumab?”

“Si anche a quello.
Si è  appreso con l’esperienza sul campo (oltre 250 pazienti trattati) quali farmaci usare come usarli e quando (in che fase della malattia) compreso il tocilizumab.
Il farmaco inizialmente sperimentato al Cotugno e poi ,dopo i primi risultati promettenti , in sperimentazione in multicentrica in tutt’Italia.”

 

“Ma?”

“Ma non solo, Comunque è oggi chiaro che il Coranivirus va combattuto  da subito ai primi sintomi (febbre,tosse,dispnea e difficoltà respiratoria ) con farmaci  quale la clorochina (antimalarico ed  antireumatico ora utilizzato come antivirale per la capacità  di inibire la replicazione del virus) e l’antibiotico azitromicina.
Alcuni propongono addirittura l’utilizzo preventivo di tale approccio (cloroquina e azatioprina) pur se al momento non esistono studi che giustifichino tale approccio”

 

“Torniamo alle complicanze cardiache che possono verificarsi nei casi più gravi, anche su questo c’è tanta confusione mista a disinformazione”

“Le complicanze cardiovascolari  quali pericarditi, miocarditi ed aritmie sono descritte  in una minoranza di casi (circa 13 % di casi ricoverati ) soprattutto in pazienti con fattori di rischio (obesi,diabetici,ipertesi)
Va peraltro sottolineato che tutte le sindromi influenzali stagionali possono presentare complicanze cardiovascolari anche mortali  nei soggetti più a rischio”

 

Abbiamo parlato fino ad ora delle complicanze gravi del Covid 19, situazioni che necessitano ricovero, ma la premessa è che esse rappresentino, comunque, una percentuale limitata.
Insomma, ritiene che sia importante ricordare che ammalarsi non vuol dire finire automaticamente in ospedale o peggio ancora intubato?”

“Sicuramente nella stragrande maggioranza dei casi la malattia ( pur essendo potenzialmente pericolosa) si sviluppa in modo, diciamo così, benigno, ed Il recupero per i pazienti paucisntomatici  impiega in media un paio di settimane ed è in genere completo.”

 

“Il virus che sta flagellando il mondo non ha risparmiato nessuna categoria, compresa quella degli sportivi e dei calciatori in particolare.
Anche la Serie A come pure altre Leghe straniere, sono state colpite.
Diversi atleti contagiati e tante polemiche sulle conseguenze e l’opportunità di ritornare all’attività agonistica.
Cerchiamo di chiarirci le idee anche su questo aspetto che, se possibile, appare in balia di caos e confusione ancor più macroscopici”

 

“1) I soggetti  contagiati (calciatori o non calciatori) se sono stati asintomatici vanno considerati alla stregua dei soggetti non contagiati (con in più la presenza di anticorpi antivirus perché hanno sviluppato immunità.
2) I soggetti che hanno avuto pochi sintomi (calciatori o non calciatori) possono riprendere le loro occupazioni dopo i canonici 14 giorni di quarantena.
Per i calciatori (sportivi in genere) prima di riprendere l’attività agonistica si dovrà immaginare una ripetizione degli esami che normalmente si eseguono per l’attività sportiva (spirometria,ecg da sforzo ed a riposo , ecocardiogramma etc)  

3) I soggetti (calciatori e non) che hanno avuto la SARS soprattutto se con complicazioni cardiovascolari (pericarditi e miocarditi) hanno un lento recupero e l’attività sportiva agonistica va stoppata per 6 mesi, ma allo stato attuale non so se ci siano stati calciatori professionisti che abbiano avuto complicanze gravi se pure positivi”

“È corretto dire che, attraverso il lavoro preventivo svolto dai medici sociali, sia possibile assicurarsi che i calciatori siano in buona salute prima di autorizzare il rientro in campo anche in epoca Covid?”

“L’attività sportiva agonistica in Italia è disciplinata con molto rigore (secondo alcuni ricercatori anche eccessivo) da severi protocolli che non hanno eguali in Europa e nel mondo occidentale.
Gli atleti vengono sottoposti a numerosi test per escludere patologie soprattutto cardiache  che possano comprometterne  la vita.”

 

“Quindi?”

“Quindi non tutte le patologie cardiovascolari sono diagnosticabili  con i comuni test anche se approfonditi.
Consideri che negli Stati Uniti,in Canada ed in alcuni paesi europei l’idoneità viene concessa  con un’ attenta anamnesi  e pochi semplici esami.
In alcuni casi (vedi il povero Morosini) anche esami approfonditi  e ripetuti nel tempo non riescono ad escludere malattie rare e complesse.
Ci sono voluti ben due esami autoptici per riconoscere la presenza della displasia artimogena del ventricolo dx”

 

“Dunque in medicina il rischio 0 non esiste e non è perseguibile?”

“Esatto, siamo ossessionati dall’idea di onnipotenza.
Pensiamo di poter prevenire e programmare tutto ma non è così.
La vita è piena di imprevisti.
Si cerca di eliminare il  rischio connesso all’attività fisica mentre si dovrebbe essere più preoccupati della inattività che fa decisamente molte più vittime”

 

“Per concludere, possiamo dire che, nell’ambito del rispetto delle regole di igiene e sicurezza imposte dalla pandemia, sia auspicabile favorire in ogni modo il ritorno all’attività fisica ad ogni livello da quelli amatoriale a quello agonistico?”

“Si, assolutamente l’attività fisica va considerata una terapia e l’inattività forzata, determinata dal confinamento a casa di questi giorni, implicherà incremento di mortalità e morbilità nei mesi successivi,i cosiddetti “danni collaterali” del Covid 19”

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