Continua il botta e risposta tra la nazionale di calcio della Danimarca e l’UEFA dopo il malore che ha colpito il danese Eriksen durante la sfida con la Finlandia.
Polemica iniziata da Kasper Schmeichel portiere della nazionale danese: “”Siamo stati messi in una posizione in cui non avrebbero dovuto metterci. Avevamo due opzioni, continuare la partita o tornare il giorno dopo a mezzogiorno”.
Pronta la replica di Zibì Boniek vicepresidente UEFA: “Danimarca obbligata a tornare in campo? È una sciocchezza. Non so quale sarebbe stata la soluzione migliore, ma dire che la Uefa abbia esercitato pressioni per questioni di soldi è estremamente sbagliato e ingiusto. Nessuna soluzione è stata facile, ma nessuno ha obbligato nessuno a fare nulla”.
Ma in conferenza stampa il tecnico dei danesi Kasper Hjulmand ha ribadito: “Non è corretto dire che noi abbiamo chiesto di giocare, non è stato così. Non c’entra il protocollo, bisogna andare oltre il protocollo. In caso di Covid avremmo avuto 48 ore di tempo, in caso di arresto cardiaco no”.
Questo infine il chiarimento dell’UEFA affidato alle parole rilasciate a ekstrabladet.dk da Jim Stjerne Hanse, ex segretario generale della federazione danese e oggi membro del comitato disciplinare dell’UEFA.
“La regola è chiara, quando viene posticipata una partita deve essere risolta il prima possibile. E non più tardi del giorno dopo. È impossibile spostare una partita di un paio di giorni a causa del programma così serrato dell’Europeo. I biglietti sono già stati venduti e le partite devono essere giocate. Ci sono molte ripercussioni quando si sposta un match. Bisogna anche tener conto che la Finlandia giocherà mercoledì alle 15:00 a San Pietroburgo. Quanto tempo serve per scrollarsi di dosso lo schock? Due o tre giorni?”.