Io non saluto nessuno. Detesto gli arrivederci figurarsi gli addii.
Ho vissuto quei sette anni con la paura che qualcuno potesse strapparmi da te e non ho ancora superato quella separazione,
pensa un po’ se posso prendere in considerazione l’idea che tu non ci sia più.
Ho deciso,
per me tu sarai sempre da qualche parte,
in fondo il mondo è grande e quando ricomincerò a camminarci su,
troverò, ancora, qualcuno che mi dirà, sorridendo:
“Napoli? Maradona!”
Mi hanno insegnato che saremo giudicati solo per l’amore.
Quindi tu,
non avrai mai problemi,
perché con l’amore hai abbondato.
Per non parlare della felicità,
l’hai moltiplicata talmente tante volte che ancora ne avanza, come fossero pani e pesci, per saziarci all’infinito.
Poi c’è la beatitudine:
Beata me che sono napoletana e ti ho avuto tutto, solo per me.
Il prima e il dopo non mi interessano, conta solo quello che è stato mio.
Sono prepotente, lo so
e anche viziata ma questo è colpa tua.
La ricerca ossessiva del piacere assoluto me l’hai insegnata anche tu, come la sindrome dell’onnipotenza.
Pensare che nessun obiettivo sia irraggiungibile al di là della prudenza della ragione,
perché alla fine la realtà può anche superare la più sfrenata delle fantasie.
Napoli è femmina (per fortuna!) ed è regina e ha scartato annoiata ogni pretendente, scegliendo solo te.
Perché le sue promesse valgono per sempre.
Napoli cercava un re,
e sapeva che ti sarebbe stata fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia per amarti e onorarti tutti i giorni della vita e oltre.
Quindi, appena hai finito di fumare quel sigaro infinito sulle spiagge di Cuba, torna a casa che ti stiamo aspettando.