Quelle immagini in bianco e nero hanno fatto il giro del mondo.
Quel bambino, ripreso da un’attempata videocamera, palleggiava con una disinvoltura impressionante. I palcoscenici che lo attenderanno, saranno ben diversi da quelli scialbi e desolanti che si vedevano alle sue spalle.
Diego Armando Maradona. Venti anni di poesia calcistica. Dal suo esordio da diciassettenne nella seria A argentina sino al suo ritiro dal calcio giocato, nel 1997.
Oggi è il suo compleanno.
Cinquantaquattro anni di maestria calcistica, ribellione sociale e politica, debolezza umana, bontà dell’anima, ed una serie di errori, tanti, forse troppi. Cinquantaquattro anni di Diego.
Maradona è tutto ciò, una icona, una impronta, un emblema.
Una figura pesante, presente, significativa. Un grandissimo cuore legato ad una lingua sprovvista di freni ed a cervello e piedi sopraffini. Il tutto impacchettato in una fragilissima confezione, quella dell’anima.
Napoli tutta oggi è a casa sua. A festeggiare.
Un solo nome, Diego. Un solo coro, Diego, Diego. E la mente và. I ricordi si infiammano. La pelle si accappona. Il tempo sembra non essere mai trascorso. Il ricordo è vivo, incredibilmente attuale.
Diego a Napoli ha guidato ogni tipo di battaglia, sul campo e fuori. Molte delle quali le ha vinte. E Napoli, si sa, ha un cuore grande. Napoli, è riconoscente. Napoli, non dimentica.
Auguri, Diego.