Nell’edizione odierna, ‘Il Guardian’ ha parlato del momento della Juventus.
“sulla scia dei ripetuti scandali, il club è diventato anche un simbolo della caduta del calcio italiano”.
Le difficoltà economiche hanno spinto Agnelli a contribuire nella creazione della Superlega: “Con un prestito di 3,5 miliardi di euro da JP Morgan da dividere tra i club, il piano avrebbe spazzato via all’istante i problemi di liquidità della Juve”, per poi rivelarsi un fiasco: “Per chi aveva lavorato alla Juventus, il fiasco della Superlega non è stata una sorpresa. Secondo varie fonti che mi hanno parlato in condizione di anonimato, il posto di lavoro è sempre stato disfunzionale.
“Agnelli pensa di essere un visionario” ha detto un ex dirigente, “ma è un sociopatico. Un completo maniaco del controllo”.
Per poi proseguire: “La crisi della Juve mette a nudo la difficile situazione finanziaria in cui si trova ora la maggior parte delle squadre di calcio italiane. C’è un circolo vizioso di bassi investimenti, che rende difficile attrarre o mantenere i migliori giocatori, il che rende impossibile vendere i diritti dei media alle migliori tariffe, il che significa che c’è un basso investimento, e così via. “Il prodotto ha un aspetto orribile”, afferma Mitchell.
“Gli stadi sono terribili, le tribune vuote sembrano orribili, il calcio è due marce più lento che in Spagna o in Inghilterra”.
“Il modello europeo tradizionale – incarnato dagli Agnelli – era la generosità patrizia: quando vincere gli scudetti era “l’unica cosa che conta”, a nessuno importava quanti soldi perdevano.
L’interpretazione più generosa della caduta di Andrea Agnelli è che, nonostante i suoi migliori sforzi, è rimasto un dilettante in uno sport che ora è popolato da professionisti. Uno meno generoso è che, come un aristocratico dissoluto, non ha mai imparato a tagliare il cappotto secondo la sua stoffa, e quando si è reso conto della portata del problema che ha affrontato, le sue soluzioni hanno solo portato il suo club più nel fango.
Il calcio nostrano viene visto come “il parente povero degli altri maggiori campionati europei, con molti club che sprofondano nelle sabbie mobili dei debiti
Secondo l’ultimo rapporto della FIGC, i debiti accumulati dal calcio italiano ammontano attualmente a 5,3 miliardi di euro”, con la serie A che si è rivelata “un prodotto scricchiolante, con la posizione del club più famoso del campionato che dipende dai risultati legali, non sportivi. Gli scandali della Juventus sono una finestra non solo sulle crisi più ampie del calcio italiano, ma anche sul marciumeal centro di questo sport”.
La famiglia Agnelli è descritta come:
“una famiglia reale all’interno di una repubblica il cui nome evoca mistica e tragedia”, per poi evidenziare come
“l’Italia è divisa tra chi vede la Juventus come un imbroglione e chi ritiene che il club sia sempre additato da magistrati risentiti e di parte”. L’acquisto di Ronaldo è visto come “una decisione che avrebbe avuto conseguenze catastrofiche per le finanze della Juventus” e che dopo il Covid si è creato un buco nei conti che la dirigenza ha cercato di colmare attraverso le plusvalenze incrociate: “Il sistema ha funzionato perché, come per l’arte moderna, è notoriamente difficile dare una cifra precisa al valore di un calciatore. Se due club si mettessero d’accordo per vendersi giocatori che ufficialmente in bilancio valgono 1 milione di euro per 10 volte quella cifra (per 10 milioni di euro), ciascuno potrebbe registrare una plusvalenza di o milioni di euro, e aggiungere ai propri libri un nuovo asset del valore di 10 milioni di euro.
Poteva essere discutibile, ma non era illegale: chi poteva dire che un giovane giocatore non fosse decuplicato di valore?
Dopotutto, il mercato sottovaluta continuamente i giocatori emergenti”.