L’allenatore del Sassuolo Roberto De Zerbi ha rilasciato una lunga intervista che è possibile leggere in versione integrale sulla “Gazzetta dello Sport” oggi in edicola e della quale vi proponiamo alcuni passaggi.
“Sono rimasto con la squadra a Sassuolo, sede lavorativa, come da indicazione del club e del governo. Moglie e figli sono a Brescia. La giornata è una lunga videochiamata. E la preoccupazione per i miei genitori, anche a loro a Brescia. Ho amici che hanno avuto dei lutti. Brescia è città orgogliosa, forte,che non ostenta il dolore. Non sono mai stato tanto bresciano come oggi.
Come ripartire nel calcio? L’importante è che, per una volta, si prendano decisioni senza che ognuno pensi al proprio orticello.
Locatelli ha deciso lui di diventare grande, noi lo abbiamo solo accompagnato. Mi sono anche scontrato
quando dovevo. Il gruppo storico l’ha indirizzato. Ora è completo. Guida la squadra con la parola e con l’esempio.
Boga nell’uno contro uno ha pochi rivali al mondo. Anzi, nell’uno contro tre… Non conosceva l’esistenza della porta, faceva fatica a connettersi con i compagni, a farsi servire sulla corsa e a giocare senza palla. Lo abbiamo martellato. È gratificante vedere come è migliorato. Ha già segnato 8 gol, arriverà a farne stabilmente 15 a
campionato.
Berardi Ha sempre fatto benissimo: gol, assist, prestazioni. Ne vorrei tanti di Berardi. In allenamento è un esempio. Solo Timo Werner alla sua età, 25 anni, ha segnato di più. È sottovalutato. E’ un ambizioso che
vive di calcio, intelligente e sensibile. Ha rifiutato delle occasioni per non cambiar vita, magari lo farà quest’estate o più avanti. Quando sarà in un club superiore, avrà la giusta valutazione. Berardi, Boga e Locatelli me li vedo in grandi squadre. Io me li porterei dietro.
Caputo può essere il nuovo Schillaci. Pochi in Italia sono così forti in area e a porsi in maniera corretta verso la porta. È un professore ad attaccare lo spazio e a smarcarsi. Ciccio è arrivato in A tardi, si sta gustando tutto con la maturità di uomo esperto: è la sua forza.
Futuro? A me del contratto è sempre interessato poco. Però se non hai un contratto quando si devono fare programmi, è chiaro che possono aprirsi altri scenari. Ma io lavoro come se avessi 10 anni di contratto.
Costruzione dal basso? Chi pensa che sia una moda, non ha conoscenze e rispetto. Io lo faccio perché la palla arrivi rasoterra, tra i piedi dei giocatori di talento quando sono orientati nel modo migliore. Se uno è un fenomeno, ma riceve la palla tra i denti, farà fatica a rendersi pericoloso. I compagni devono superare la soglia del coraggio e salire palleggiando. Ma se non siamo in superiorità numerica dietro, non costruiamo. Nessuna moda.
Come saremo dopo il coronavirus? Uniti e attenti agli altri come sembriamo ora, mi auguro. E grati a chi ha combattuto per darci la libertà che oggi sembra persa. Io sono passionale, non vedo l’ora di tornare ad abbracciare e a stringere le persone che amo”.