Serie A

De Rossi: “Mi sento ancora calciatore, mi immaginavo che mi chiedevano di continuare anche zoppo e con i cerotti”

La bandiera della Roma Daniele De Rossi, davanti a tutti i suoi compagni di squadra, ha tenuto la conferenza stampa per la parlare del suo futuro dopo l’annunciato addio alla Roma a fine stagione.

“Il fatto che non mi sarebbe stato rinnovato il contratto mi è stato comunicato ieri, ma ho 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio: se nessuno ti chiama per ipotizzare il contratto la direzione è quella. Non c’è stato un colloquio, ne avevo parlato un paio di volte con Monchi e mi aveva rassicurato. La sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore. 

Non ho cercato altre squadre, mi sento ancora calciatore ed ho voglia di continuare, mi farei un torto se smettessi ora.  C’è una società che deve decidere se puoi o non puoi giocare. Possiamo discutere 10 ore sul fatto che secondo me sarei potuto essere importante per la squadra, anche facendo 5-10-20 presenze non lo so, o nello spogliatoio perché penso di essere importante per loro. La decisione però la deve prendere la società.

Il mio rammarico non è quello ma il fatto che ci siamo parlati poco quest’anno, le modalità, un pochino mi è dispiaciuto. Le distanze a volte creano incomprensioni di questo genere e spero che la società migliori in questo perché sono un tifoso della Roma. La società decide chi gioca, l’allenatore decide chi vuole, non posso pretendere diversamente.

Io il 27 maggio ho alle 15 un aereo e vado in vacanza. Ho bisogno di passare un po’ di tempo senza pensare a calcio, anche se poi dovrò trovare una squadra. Italia o estero? Non lo so, devo parlare a casa, con me stesso, col mio procuratore, troppa gente dovrò interpellare, vedremo.

Fare il dirigente non mi attira particolarmente, ma qui a Roma avrebbe un senso diverso anche se ancora si incide poco. 

Io voglio giocare, il distacco ci sta, un minimo di differenze di vedute ci sta. Non ho rancore nei confronti di nessuno, parlerò col presidente un giorno e con Franco Baldini, non ho problemi. Mi immaginavo zoppo con i cerotti e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata così, ma devo accettarlo e vado avanti. Io bravo dirigente? Se fossi stato dall’altra parte ad un giocatore come me l’avrei rinnovato il contratto, potevo dare a livello tecnico, quando ho giocato ho fatto bene, nello spogliatoio risolvo problemi. Se fossi un bravo dirigente mi sarei rinnovato, lo metti in preventivo però, non puoi farci nulla.

Ci sono stati tre o quattro anni in cui ho avuto l’opportunità di andare in squadre che si ipotizzava potessero vincere più della Roma. Lo stato attuale delle cose vede un grande amore, che penso continuerà sotto forme diverse. Non escludo che nei prossimi anni mi vedranno intrufolato con panino e birra in qualche settore ospiti a tifare i miei amici.

Un piccolo dispiacere che ho negli anni è che tante volte ho avuto la sensazione che la squadra diventasse molto forte, molto vicina a quelli che vincevano e poi un passo indietro. Sono leggi del mercato: alcuni possono permettersi una macchina ed altri macchine diverse. Non posso farne una colpa, non entro nei numeri, spero che la Roma con lo stadio possa diventare forte. Tanti giocatori sono andati via e dopo due messi mi hanno chiamato chiedendomi di tornare. La gente si abitua ad altri posto, ma qui si sta bene, è una piazza calda per fare calcio e bisognerebbe fare un passo in più. Non stiamo togliendo i giocatori dalle macerie, sono forti e c’è futuro. Si dovrà sbagliare il meno possibile”. 

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