Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha parlato in un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport. Ecco alcuni passaggi.
“La Coppa più bella? Di solito si dice che il primo amore non si scorda mai. Ma il trionfo dell’altra sera ha un valore diverso e speciale. Arriva dopo un periodo dolorosissimo per l’umanità intera. Sud compreso, e rappresenta un passo verso la normalità. Sa di riapertura, pare un sipario che si alza. O meglio ancora, sa di alba: è come se stesse risorgendo il sole.
Paura? Mai. Perché sono sempre lucido nelle mie scelte, non agisco mai d’istinto e, anzi, nelle difficoltà, viene fuori la parte razionale e ragionevole di me. Mi assumo sempre le mie responsabilità, ci metto la faccia, l’ho fatto anche quando ho dovuto separarmi da Ancelotti: in tanti pensavano stessi sbagliando, Carlo stesso me lo disse, però evidentemente era necessario quell’intervento.
La Coppa Italia l’ho concessa ai ragazzi e a Gattuso per una notte, ma una soltanto. Poi la voglio qua, vicina alle altre, per gustarmela e ricordarmi di quante cose siamo stati capaci in questi sedici anni.
La prima telefonata? Mi pare di ricordare Claudio Lotito, doveva essere mezzanotte. Poi ho chiuso il telefono e stranamente ho dormito sino alle nove, io che alle sei sono già sveglio.
Il discorso? Visto che non siete riusciti a registrarlo potrei tacere. Non ho fatto nulla di eclatante, ho solo ribadito che manterrò una promessa: pagare lo stipendio di marzo che, come si sa, è ancora bloccato da norme vincolanti e da accordi generali da trovare. E poi penserò a qualcosa di simbolico, che resti come ricordo.
Io e Gattuso ci siamo già incontrati prima della gara, abbiamo chiacchierato come al solito, non avremo problemi a far convergere le nostre idee. Ci siamo presi subito, ha avuto un effetto immediato su questa squadra che per me è fortissima. Non lo dico da oggi, non sono neanche io a dirlo: è il campo che lo sostiene. L’anti Juventus siamo stati noi in questi anni, per quel che abbiamo vinto e per quello che abbiamo rischiato di vincere.
Cosa ci ha messo Gattuso? L’autorevolezza che l’ha fatto entrare nella testa dei ragazzi. Una empatia che è scattata subito, tra me e lui, tra lui e i calciatori. Mi riconosco di averci visto giusto e, con modestia, di aver avuto sempre fiuto nella scelta dei tecnici.
Chiamai prima Allegri, con cui ho un rapporto diretto di stima da anni e quando gli telefonai fu onesto e mi disse: Aurelio, sto fermo, ne ho bisogno, non c’è preclusione assoluta, perché avete realizzato un progetto straordinario. E poi noi due ci vogliamo bene. Ma ho deciso di starmene un po’ tranquillo. Chiamai Rino, come da copione, e venne a Roma: e adesso eccoci qua.
Champions? I sogni sono il motore della vita. Possiamo andare a giocarcela a Barcellona e mi auguro persino che per agosto il Camp Nou possa essere riaperto perché sarebbe uno spettacolo. Siamo sereni, convinti delle nostre possibilità, poi passi il migliore. Ma i quarti di finale a Lisbona sono elettrizzanti.
Il quarto posto non è semplice, non è impossibile. La distanza è notevole ma il Napoli ha battuto Juve, Lazio e Inter. Ci proviamo anche perché il quarto posto cambierebbe pure gli scenari futuri per i diritti Champions che ci tolgono ansia da dosso.
Meret? E’ grandissimo. Glielo ho detto prima della finale, tra i pali sei un gigante ma devi solo acquisire la capacità di rilancio di Reina od Ospina.
La Coppa Italia la dedico a questo Paese meraviglioso, il più bello del mondo per il potere sociale. Per la gioia che rappresenta, è per questa città fantastica, Napoli, che ha pochi eguali”.
L’intervista completa al presidente De Laurentiis, sulle pagine del Corriere dello Sport.