E’ in corso a Palazzo San Giacomo, con la presenza di Aurelio De Laurentiis, la cerimonia in cui il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è stato omaggiato dal manager di Diego Armando Maradona, Stefano Ceci, di una copia in miniatura della statua di Diego.
“Diego non ha bisogno di essere commentato, ha bisogno secondo me di trovare una sua definitiva giusta collocazione su questo territorio. Questo lo si può fare con un progetto che Stefano Ceci ha portato al sindaco Manfredi. E il sindaco ha avuto un’idea molto calzante di che cosa fare. Non voglio anticipare nulla, né voglio levare il telo a quest’idea molto bella.
“Si è configurata subito una bellissima intuizione, quella che per decidere bisogna essere in pochi, massimo in due: una parte e una controparte. Il sindaco mi disse che dello stadio voleva interessarsene lui e soltanto lui in prima persona. Io non ho assolutamente invaso il suo campo d’azione perché quando un sindaco viene eletto in questa città ha bisogno di almeno 6-7 mesi per capire che casino è questa città. Uno vorrebbe non saperlo perché è un atto d’amore verso la città, una consacrazione di sé stessi in una città che è come una piovra e ti risucchia in tutto il caotico non fare di decenni. Una questione che riguarda anche il Paese. Il sindaco, che è stato anche ministro e quindi conosce le regole per amministrare il Paese, si è fatto assegnare da Roma una persona perfetta per il bilancio. Perché questo comune è sempre stato disastrato per i bilanci. Ha dovuto in questi 7-8 mesi lavorare, capire, immergersi soprattutto.
Lo stadio sta lì e lo rimetteremo a posto. Lo faremo diventare un bellissimo stadio. Ma dobbiamo studiare tutte quelle che sono le collaterali problematiche affinché uno stadio funzioni al top: viabilità, servizi e trasporti di giorno e notte, possibilità di far vivere una struttura sette giorni su sette. Sono tutte cose facile a dirsi, ma in una città e in un quartiere come quello bisogna trovare le opportune volontà, anche da parte di chi abita quel quartiere perché non puoi disastrare la loro vita. Lì dentro c’è il simulacro del calcio, del tifo, ma ci sono anche quelli che non sono tifosi e che non vivono per il Napoli. E tu devi rispettarli, non puoi distruggerli una vita. Magari quelli ci hanno messo anni di risparmi per comprare una casa lì. Per questo bisogna avere rispetto di tutte le componenti.
A me piacerebbe abbandonare l’idea del vecchio. Voi avete sempre detto che sono un visionario perché tutto quello che ho predetto, pur non appartenendo al mondo del calcio, si è avverato. E’ vero che in Inghilterra si pratica il calcio migliore del mondo. E’ vero che ci sono gli stadi più funzionali del mondo. E’ vero che c’è una legge che ha messo fuori causa gli hooligans. Ma noi non possiamo mettere fuori casa la Camorra, la Mafia, la ‘Ndrangheta. E’ un po’ più complicato, serve capacità di adattamento. Una cosa che aveva mio padre e che appartiene ai napoletani”.