Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un’intervista al “Corriere dello Sport – STADIO”. Queste le sue parole:
“Il Napoli è una realtà, siamo forti anche noi, più di quanto si creda. Gli olandesi ci hanno inserito tra le dieci società più virtuose al mondo per quanto riguarda il rapporto costi e ricavi, in assoluto tra le più sane dell’intero panorama calcistico. E invece a volte c’è la tendenza a ridimensionare il valore dei nostri calciatori e a enfatizzare quello degli altri. Ma è un classico, nel calcio.
Mercato? Arriveranno due portieri, un esterno basso che sappia difendere e se vanno via Jorginho e Hamsik anche due centrocampisti. Stiamo aspettando soltanto l’ok di Fabian Ruiz, che potrebbe arrivare a momenti. Incontro con Lainer? Non la smentirò, è successo anche l’altro giorno, a Milano, e stiamo nel pieno della chiacchierata. Ossessione portiere? Non nostra. Io voglio accontentare Ancelotti, innanzitutto. A me piace molto Meret, però quando vai dai Pozzo sai che i prezzi diventano illogici. Areola è bravissimo, come altri; Keylor Navas ha esperienza. Ma il Napoli non ha assolutamente fretta.
Chiesa? Sono andato a pranzo con Diego Della Valle, ho offerto 50 milioni di euro e mi ha detto: non posso, è incedibile, sennò viene la rivoluzione a Firenze. Gli ho chiesto: tienimi presente se un giorno dovessi cederlo. Da Diego sono sicuro che non riceverei mai uno sgarbo, anche se capisco che tra le mille cose che fa potrebbe anche dimenticarsene.
Intoccabili nel Napoli? Mica uno solo! Koulibaly è inavvicinabile e con lui anche Zielinski e con loro anche Rog. A volte mi viene il sospetto che questi nostri ragazzi vengano sottovalutati; eppure, e lo dite voi giornalisti, per chiunque di loro ci sarebbero potenziali club di primissima fascia disposti a spendere.
Hamsik è stato a cena a casa mia con Venglos e mi hanno detto che sarei stato contattato da un club cinese. Non si è ancora fatto vivo nessuno. Ma io devo tutelarmi, per non farmi trovare spiazzato nel caso in cui qualcuno seriamente si faccia avanti. Sono precauzioni indispensabili per un club. E comunque è stato lui a mettersi in questa situazione, non io a spingerlo. Jorginho? Ne ho riparlato giovedì con i dirigenti del Manchester e adesso i contatti li tiene Giuntoli. Dobbiamo metterci d’accordo, ho fornito le mie indicazioni e sono andato incontro ai dirigenti inglesi. In casi del genere, se uno fa un passo indietro, l’altro ne deve f are uno avanti. Ma esistono possibilità più che concrete che a breve si arrivi a definizione.
Nostalgia per calciatori ceduti? Ci sono stagioni non più replicabili e ogni storia, come qualsiasi calciatore, va inserita in quell’epoca e in quel contesto. Ma sapesse quante volte ho pensato a Quagliarella, che qui a Napoli ha dovuto convivere con situazioni ignote al mondo esterno. Ora non sarebbe più giusto per nessuno, ma Fabio è un rimpianto e non è stata colpa di nessuno.
Sarri? Non ci siamo più sentiti, non mi ha mai chiamato a differenza di quanto annunciano i giornali. Io dopo la partita con il Crotone lo ho salutato e poi ho aspettato, ma né lui e il suo manager Pellegrini si sono fatti più vivi. Ne ho preso atto e ho ripensato a una frase di mio padre: nella vita non ti deve mai meravigliare. Dal Chelsea mai ricevuto telefonate, anche se mi vengono annunciate dai giornali. Dovesse accadere, starei educatamente ad ascoltare, rifletterei e poi risponderei per il meglio del Napoli. Vorrei fosse chiara una cosa: questa non è una città da depredare, questa non è una società da sottovalutare. Io sono qua e ho già sostenuto che, eventualmente, sarei ragionevole.
Della famiglia Abete non posso che parlar bene, al di là dei miei rapporti personali con Luigi. Giancarlo è uomo colto e perbene, come ha avuto modo di dimostrare nella sua precedente gestione, e del quale ci si può assolutamente fidare.
Ancelotti? Lo conosco da tempo, c’è stato modo di sentirci in passato e mi ha colpito la sua serenità, sempre. Mi piace che, come me, ritiene sia vitale mettersi in discussione, misurarsi. La sua arte calcistica verrà messa al servizio di questi ottimi calciatori, che vanno ritenuti grandi perché lo sono e lo hanno dimostrato. Ancelotti ha scelto di mostrare la sua immensità in un calcio in perenne evoluzione come il nostro. Il Napoli ha una sua indentità e un suo Progetto, che Benitez ha cominciato a sviluppare in chiave internazionale con la sua intelligenza e la sua cultura. Con Carlo facciamo un ulteriore passo in avanti”.