Dopo la sconfitta in Supercoppa Italiana, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha parlato in conferenza stampa.
C’è qualche rammarico per come è andata?
“No, sono molto contento, sono entrato nello spogliatoio. Li ho ringraziati, perché hanno dato molto: gli avevo promesso un premio se avessimo vinto e ho detto che un premio ci sarà lo stesso. Hanno dimostrato di essere squadra, a me dispiace per i tifosi perché quando si perde c’è rammarico. Vedo un Napoli che, pure in attesa che entrino le nuove forze dal mercato, cioè i due giocatori che sono arrivati e non hanno avuto tempo di allenarsi, oltre ad altri due che arriveranno, più Olivera, Anguissa e Osimhen, vedo un Napoli dicevo che sta trovando la strada giusta. L’Inter è prima in classifica: non abbiamo sfigurato, mi è sembrata una strada sempre forte ma imprecisa. Ai tifosi dico di stare sereni e calmi, perché il Napoli sta tornando”.
Non parla dell’arbitraggio?
“Non lo faccio mai, perché dopo 19 anni che senso ha? Quando tu ti batti e Tavecchio ci fa iniziare primi in Europa col VAR, poi combattiamo per capire se si possono avere i commenti, poi lottiamo per metterlo a posto… Stasera, prima della partita, ho parlato con Rocchi degli accorgimenti che servirebbero per il VAR e togliere dalla graticola, sempre presente, gli arbitri, che finiscono sempre al centro di una critica che può essere o meno costruttiva, che a volte è giusta e a volte è ingiusta. Che volete dire degli arbitri? Stanno commettendo dall’inizio del campionato, lo denunciate voi, una serie di problemi: evidentemente c’è qualcosa che non funziona. Ma senza considerarlo un malessere: bisogna riuscire a prenderne atto, senza fare un j’accuse. Bisogna distendere gli animi e fare quello che la Lega non fa mai: discuterne, con chi ha la responsabilità. Federazione, Lega, devono fare non delle rimostranze e ricevere delle scuse. Devono pensare a come possiamo modificare tutto quanto, visto che ogni settimana i media non fanno altro che vivere e creare il dibattito sull’arbitraggio. Vuol dire che l’arbitraggio ha, alla base, una crisi di utilizzazione. In Inghilterra ci sono stati arbitraggi non eccezionali, però nel passato sembrava che tutto funzionasse al meglio. Noi abbiamo un calcio che soffre ed è invecchiato: noi usiamo molto la tattica, che non esiste in Inghilterra dove il calcio è molto più spettacolare”.
Però ci piaceva avere il suo pensiero sull’espulsione di Simeone.
“Abbiate pazienza. Tutti i giocatori sono importanti. Se tu sei in emergenza devi anche essere prudente e la prudenza va utilizzata: se mi espongono alla possibilità di un secondo cartellino, ci può stare un contatto di fisicità. Che non è mai in malafede, non è mai cattivo come può capitare con certe squadre che, poiché non hanno la qualità di Inter o Napoli, ci mettono anche cattiveria. Uno deve usare anche prudenza: dispiace che la Lega, che fa solo disastri, ha modificato il discorso di portarsi dietro dal campionato le espulsioni e le diffide. Bisognava metterlo sul tavolo nel prepartita: io posso considerare la Supercoppa qualcosa di meno importante, ma per un allenatore o un giocatore, quando gioca contro una squadra come l’Inter, non gli puoi andare a dire che è una specie di show. Anche perché poi i tifosi si incazzano, e invece sono i primi da rispettare, perché sono i committenti del calcio”.
Mazzarri ha saltato la premiazione e non parla. L’espulsione di Simeone ha cambiato la partita?
“No, credo che l’episodio sia, quando arrivi al novantesimo e hai resistito con ardore, poi può capitare di tutto. Ammesso e non concesso che fossimo arrivati al 95esimo sul pari e poi avessimo perso ai rigori, avresti sempre perso. Io non parlo dell’arbitraggio: mi pare diventata una specie di guerra del carciofo, che sfogliamo foglia dopo foglia e poi il gambo dove va? Dobbiamo difendere gli arbitri, ammettere come fanno loro stessi che c’è una classe arbitrale da riformare, ma sostenendola e non combattendola. Il muro contro muro non aiuta: dobbiamo sederci con Lega e FIGC, insieme a Rocchi, e trovare una modalità. Con Rocchi prima della partita ho parlato a lungo, in maniera distesa ed educata, del VAR. Loro si nascondono dietro a un dito, dicono che vanno dette alla FIFA o alla UEFA, però le istituzioni calcistiche che ci stanno a fare? Solo a rompere i coglioni? Servono a stimolare l’aggregazione. Io ne parlavo anche con gente in politica: gli facevo notare che loro ci considerano dei rompicoglioni, ma in realtà noi siamo 27 milioni di tifosi, che se fondassimo un partito la butteremmo giù dura”.
Ha cambiato idea sull’Arabia? Farebbe una squadra qui in Arabia?
“Io sono contento di essere venuto qui, ho contestato la competizione perché mi avrebbe disturbato l’andamento normale del calendario. Detto ciò, quando sono venuto in Arabia non avevo contezza di come questo Paese si stesse trasformando in un contesto e in un momento così rapido. Io mi sono guardato attorno e ho detto: questo Paese fra 1-2-3 anni sarà il vero protagonista del mondo. Dubai, che è stata la meta di tanti europei negli ultimi 15 anni, sembra una cartolina sbiadita: Dubai e Doha non esistono, l’Arabia Saudita mi ha dimostrato di essere qualcosa di importantissimo. Per rispondere alla domanda, se mi fosse permesso, in Italia che è un Paese democratico e siamo tutti squadre, le rispondo che al Manchester City è permesso di fare 42 squadre, a noi no. Ho anche il Bari, che però devo vendere nel giro di tre anni, che vada in A o meno. Io farei una squadra negli Stati Uniti, in Arabia… Però, dato che penso che il calcio ve lo siate imposto come una vetrina per il mondo, e penso che dopo il 2030 non farà più parte dei vostri desideri, perché avrete fatto capire che siete una realtà che esiste, va benissimo così. Io tornerò in Arabia a prescindere dal calcio, è un Paese che mi ha straordinariamente affascinato”.
Che segnale dà il calcio italiano al mondo estero? Riyadh le ha ricordato Pechino?
“Io vorrei che fosse un bel gol promozionale nel mondo, però bisognerebbe cambiare la Lega, la Federazione, molte cose. Bisognerebbe spiegare ai politici che le squadre di calcio non sono delle sperperartici, delle ingorde idrovore che macinano denaro. Purtroppo, per una legge sbagliata, fatta dalla Melandri e che nessuno sta ancora cambiando, abbiamo delle realtà che sono indebitate per 900 milioni, un miliardo. E quindi sono guai. Il Napoli ha vinto uno scudetto e ha avuto un utile di 85 milioni, una riserva di 150 milioni a bilancio. Però forse io venendo dal mondo del cinema so fare i conti e riesco a considerare i vari fattori anche avendo davanti a me il gol positivo del successo. Poi è chiaro che, se fossi soltanto un tifoso, cosa che purtroppo sono diventato perché prima di calcio non sapevo nulla. Man mano io e la mia famiglia ci siamo appassionati: ho un nipote che gioca a calcio e che mi fa la radiocronaca delle partite. È bravo e ormai ci siamo tutti impossessati, siamo diventati tutti tifosi. Però quando diventi tifoso devi darti ogni tanto qualche schiaffo per risvegliarti, perché altrimenti ti fai prendere da un bellissimo gioco che deve rimanere sul piano dei numeri sempre a bilancio”.