Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è intervenuto nella conferenza stampa dopo la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza alla Prefettura di Napoli.
«È il momento per la premier Meloni di fare una legge come quella che ha adottato la Thatcher in Inghilterra nel 1986, anche nel caso prevedendo di mettere le celle negli stadi. Perché se pensate che sistemiamo gli impianti, spendendo 200 milioni a stadio, per poi farli devastare dai tifosi, siete tutti fuori strada».
Invece di godersi lo storico passaggio ai quarti di Champions, De Laurentiis è in Prefettura a dare manforte a chi ha gestito l’ordine pubblico. «Quando c’è di mezzo l’autorità costituita, i reietti non aspettano altro che unirsi per fronteggiare le forze dell’ordine. Tutto quello che può essere racchiuso in un confronto tra tifoserie, in realtà è un pretesto per mettere a dura prova l’ordine costituito. A Francoforte in quello stadio la stessa curva ancestrale che c’era quando il mio Napoli era in serie C. Ho detto a Marchetti (vice segretario Uefa): “ma non li multi?”. Lui ha detto di no. Ecco, io sono fiero dello spettacolo offerto dai miei tifosi con l’Eintracht, ho visto uno stadio all’inglese. Mi fa rabbia leggere di tifosi che dicono che nel nostro stadio c’è troppo ordine: se volete fare casino, fatelo a casa vostra».
Alla presidente della commissione europea, Ursula von der Layen. «Perché non si interessa al calcio? Non se ne può fare a meno: non è possibile che un organismo così importante ignori il calcio e lo lasci nelle mani di chi gode di una posizione dominante senza precedenti (il riferimento è all’Uefa, ndr). Prenda in mano questa situazione sennò magari un partito europeo del pallone lo possiamo fare tutti noi…
Il tifo deve essere sano. Io allo stadio ho portato ordine, perché voglio che sia un luogo sacro. Ci vengono i bambini e gli adolescenti a cui non dobbiamo certo far fare un giro di droga o far vedere un’arma. La verità? Ci sono 300-400 persone, che erano fuori come cani sciolti appresso alle forze dell’ordine, con la scusa di fronteggiarsi con i tedeschi».
E questi spiega, nello stadio non metteranno mai piede. Anzi: «Io non farei fare neppure le trasferte, ognuno le partite le deve vedere solo a casa sua. Perché non si possono mobilitare centinaia di agenti di polizia per pochi tifosi ogni volta». Insiste: «Il modello è quello del calcio inglese. Dobbiamo andare in quella direzione: è il più remunerato al mondo proprio per le restrizioni che ci sono state. Se ti comporti male, arriva lo steward e ti mette alla porta».
Su Ceferin, il numero uno dell’Uefa. Ma fa di tutto per nascondere la rabbia per le sue parole della vigilia («se una città non sa organizzare l’ordine pubblico, le partite vanno giocare in campo neutro»): «Non commento. Almeno per il momento. Però ricordo la finale di Parigi dello scorso mag- gio dove anche il mio capo della comunicazione (Nicola Lombardo, ndr) ha rischiato la vita per la disorganizzazione». Difende a spada tratta le forze dell’ordine: «Il vero successo è che non ci sia scappato il morto». Poi sposta le sue attenzioni a Italia-Inghilterra: «Vorrei invitare i napoletani a venire allo stadio e far sentire alla Nazionale il loro calore. Ovviamente solo quelli dell’Uefa potevano far giocare questa partita di giovedì e non di domenica. Perché di domenica è in programma una gara di Malta. E questo dà la dimensione delle capacità dell’Uefa di fare marketing. In che mani stiamo?».