Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis dal ritiro di Dimaro in Val di Sole in Trentino, ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola.
Dopo il passaggio sul calciomercato vi proponiamo un breve estratto di quanto detto da De Laurentiis sul suo lavoro in questi quindici anni al Napoli.
“Sono un uomo che ha continuato ad essere affamato di novità. Io sono rimasto eguale a quello che ero, ma il calcio mi ha svelato le vere chiavi dell’Italia e dell’Europa e ho avuto modo di prendere coscienza dei limiti del nostro Paese e più in generale del nostro Continente.
Un partito del football? Se lo facessimo, il segretario ideale sarebbe Arrigo Sacchi. Ci ritroveremmo subito con quaranta milioni di adepti. E rappresenterebbe il primo partito italiano e sicuramente avrebbe la funzione di una miracolosa cura per l’Italia. Finiremmo per migliorare questo mondo, perché interverremo sulla testa di chi comanda questo universo stantìo nel quale ci sarebbe bisogno di una giusta rigenerazione e di una serie di scossoni. Ho anche in mente il ministro per gli esteri giusto: Carlo Ancelotti.
Su me e Ancelotti ne ho lette e sentite tante di recente, persino che tra di noi ci sia stata una lite furibonda. Ma io
come posso fare per intervenire e frenare questa emorragia di sciocchezze?
Cosa regalo ad Ancelotti in questi due mesi? Mi capita spesso di sentir parlare dell’esigenza di top player nel Napoli, come se non lo fossero quelli che abbiamo: i Koulibaly, gli Insigne, gli Allan per il quale abbiamo rifiutato settanta milioni, ma anche i Callejon, i Mertens, gli Zielinski, i Fabiàn Ruiz, che è stato un colpo sensazionale ma sul quale ci si sofferma sempre poco. E potrei citarli tutti quelli che ci sono, i Meret ad esempio, ma le ruberei spazio. O volendo potrei aggiungere quelli che abbiamo acquistato nel tempo: i Lavezzi, i Quagliarella, i Cavani, gli Higuain, i Reina…
Ne vuole altri?
Conte, al quale do il bentornato, ha notato i nostri progressi, quelli di un club che da dieci anni è stabilmente in Europa, e li ha sottolineati con onestà. Vi aggiungo che la nostra volontà di migliorarci, incontestabile per il passato, rimane tale anche per il futuro. Migliorarci vuol dire anche trovare il modo di intervenire per un cambiamento in Italia e all’estero del sistema-calcio, facendo crescere i fatturati per diventare sempre più competitivi.
Il prossimo sarà un campionato bellissimo, con sei-sette squadre più vicine tra di loro, e quindi verrà fuori un anno in cui l’interesse finire intrigare maggiormente.
Sarri alla Juve? Un bel film con il copione che verrà scritto in corsa.
Il nuovo San Paolo mi piace. Anche se ha il limite di essere uno stadio poco funzionale per il calcio, perché la pista non esiste in nessun impianto in cui giochino i grandi club. Poi ci sarà da lavorare all’interno e spero che ciò accada rispettando i tempi di realizzazione.
Siamo stati costretti a chiedere alla Lega di giocare le prime due gare di campionato in trasferta, per fronteggiare il rischio di ritardi di cui ho sentito parlare. Questa è la conferma che se le istituzioni allargassero le possibilità di intervento ai privati se ne gioverebbero tutti.
La campagna abbonamenti la stiamo mettendo a punto e anzi siamo già avanti con il lavoro. Ma bisogna attendere che i responsabili delle Universiadi applichino i numeri sulle poltroncine, altrimenti non saremmo in condizione di presentare l’offerta ai nostri tifosi.
Proprietà straniere nel calcio italiano? I club che appartengono a famiglie italiane al 100% – leggi gli Agnelli e i De Laurentiis – costituiscono un principio di garanzia che non sempre esiste altrove, tanto da noi quanto all’estero”.