Red Steward, Elton John, Alecia Beth Moore in arte Pink, i JLS, sono solo alcuni dei nomi di boy band, gruppi musicali o cantanti che si sono esibiti all’interno del “Liberty Stadium”, gioiellino d’architettura inaugurato nella cittadina costiera di Swansea in Galles nel 2005. Uno stadio piccolo, costruito in un’area ad appena 1,5 km di distanza dal centro cittadino, appena 20000 posti a sedere che lo rendono comunque il terzo stadio più capiente del Galles. Uno stadio a 360°, proprio come quello presente nelle fantasie di Aurelio De Laurentiis. Calcio si, ma non solo. In questo piccolo stadio gallese vanno in scena conferenze, congressi, concerti, eventi. Il Napoli avrà modo domani sera di vedere, e forse invidiare, l’ennesimo stadio altrui dai dettami estetici e funzionali degni di essere presi ad esempio.
Una storia tanto vecchia quanto raccapricciante quella che riguarda l’arretratezza degli stadi italiani.
Il Napoli è appena uscito da una piccola flessione di gioco e risultati. Chi ha attribuito il fatto ad accorgimenti tattici (mai apportati), chi a riappacificazioni di seguito a litigi tra Presidente e allenatore (mai avvenuti). Il vero punto di discussione tra Presidente e Benitez è stato, è, e speriamo smetta di essere, la questione stadio.
L’entusiasmante progetto azzurro, che vede coinvolti un ambizioso Presidente ed un pluri-titolato allenatore, è partito alla grande. Ma per proseguire e trattenere a se il medesimo aggettivo, deve assolutamente passare per la questione stadio.
E’ dal lontano 2008 che si parla di “legge sugli stadi”. Ad oggi non si può far altro che parlare di “farsa”. La legge sugli stadi è al palo e salvo miracoli rimarrà solo una proposta. Perchè? Al di la del groviglio incomprensibile che sembra esistere sulla questione, la risposta è molto semplice: E’ tutta una questione economica. A tutti fa piacere avere uno Stadio di proprietà, ma tutti aspettano di costruirlo con fondi non propri. Risultato? L’immobilismo. Eppure in Italia esiste qualcuno che questo progetto lo ha realizzato, la Juventus. Quello dei bianconeri è l’unico stadio italiano a rispondere alle richieste e alle normative europee, all’avanguardia nei servizi, nella sicurezza e nella gestione. E’ uno stadio di proprietà del club, che l’ha progettato e costruito. La società bianconerae vi gioca le partite interne ricevendone i ricavi e utilizzandoli per i propri esercizi finanziari. Questo gioiellino tutto italiano è la prova che – al di là delle leggi sugli stadi – anche in Italia una società può avere un impianto di proprietà. Non scavallando le leggi, ma semplicemente affrontando la burocrazia e addossandosi costi e oneri. L’attuale dirigenza di Andrea Agnelli ha affrontato la propria questione ‘stadio’ cercando (e ottenendo) accordi e concessioni, acquistando i diritti dell’area su cui sorgeva il vecchio impianto, progettando a proprie spese il nuovo, addossandosene costi e oneri fino al momento in cui, oggi, può godere dei benefici e degli introiti. Un percorso lunghissimo, complicato che non può essere sostenuto da ogni società desideri un impianto nuovo. Per questo la legge, comunque sia, è necessaria: per poter permettere a tutti il diritto di avere uno stadio di proprietà.
Fin quando la legge non si farà, qualsiasi società voglia uno stadio di proprietà, lo dovrà costruire a proprie spese. Riconosciamo a De Laurentiis di aver costruito un grande Napoli, ma sulla gravosa questione stadio abbiamo visto il nostro Presidente perdersi tra promesse e presunte scadenze senza dare risposte concrete ai tifosi.
Il rapporto tra il vulcanico Presidente azzurro e un allenatore-manager cone Rafa Benitez è ottimo. Ma se in tempi relativamente brevi non si riuscisse ad inglobare lo Stadio a pieno regime nel Progetto-Napoli, non siamo così sicuri ottimo lo resti per sempre.