Davide Ancelotti, vice di Carlo nella panchina del Real Madrid, ha parlato al Corriere della Sera della sua esistenza a Napoli.
Ma a lei pesa essere considerato un raccomandato?
“Sono consapevole che ci siano questi pregiudizi, e sì, penso sempre di dover dimostrare qualcosa. Ma per me è benzina: mi fa stare motivato e non la voglio perdere. Però per il posto di vice non si fanno casting, ogni allenatore sceglie un uomo di fiducia”.
Qual è la squadra che glielo ha fatto pesare di più?
“L’unica italiana dove ho lavorato: il Napoli. Ma credo sia legato al fatto che in Italia la parentela fa più rumore”.
A Napoli sono nati i suoi gemelli, Leo e Lucas.
“E questo mi farà ricordare ancora di più il bello dell’esperienza. A Napoli sono stato benissimo, vivevamo nella Riviera di Chiaia. Il primo anno abbiamo fatto bene, siamo arrivati secondi, ma la Juve aveva comprato Cristiano Ronaldo. Il difficile è stato quando le cose hanno cominciato ad andar male e non siamo riusciti a raddrizzarle. Mi spiace sia finita così”.
Chi è l’allenatore più bravo di sempre?
“Il mio è un giudizio di parte. Ma quello che ha fatto mio padre è quasi impossibile”.
Vuole somigliargli?
“Da lui ho imparato che vengono prima i giocatori: bisogna partire da loro. Però voglio avere la mia identità”.