“‘Na bandiera tutt’azzurra, c’arrasumiglia ‘o cielo e ‘o mare ‘e sta città“. Così canta Nino D’Angelo nella canzone scritta per il primo scudetto del Napoli e colonna sonora del film ‘Quel ragazzo della Curva B’.
Ma come è cambiata la bandiera tutt’azzurra dal 1987, anno del primo Scudetto di Ferlaino e in assoluto della storia del Napoli? Come e quanto si è arricchita in questi 36 anni?
Chi ha vissuto la gioia del primo Scudetto, quello del 1987, con grande orgoglio sventolava quella bandiera ‘puverella’ ma ricca di amore vero. Un amore che al contrario di tante altre bandiere più ricche di trofei, era pur sempre il simbolo di appartenenza a una città, a una cultura, a un dialetto di cui si andava e si va fieri.
Su quella bandiera c’erano solo lo Scudetto del 1987 che si stava festeggiando e le due coccarde delle Coppa Italia conquistate nel 1962 e nel 1976. Il Napoli fino a quel 10 maggio 1987 in 61 anni ufficiali (65 anni se si considera la nascita del Napoli datata 1922) solo quei tre trofei aveva vinto.
Da quel 10 maggio 1987 quella bandiera si è arricchita non poco se si considera la dimensione del Napoli nel calcio, che ovviamente non può essere considerata ai livelli di Real Madrid o Barcellona, piuttosto che di Liverpool o Manchester o anche di Inter e Milan.
Dal 1987 al 2023, in 36 anni, si sono aggiunti mano a mano la Coppa Italia del 1987, la Coppa UEFA del 1989, il secondo Scudetto del 1990, la Supercoppa del 1990 a chiusura dell’epopea straordinaria di Corrado Ferlaino e soprattutto di Re D10S Maradona.
Oggi quella bandiera è ancora più ricca perché sotto la gestione De Laurentiis si sono aggiunte le coccarde tricolori delle Coppa Italia 2012, 2014 e 2020, oltre la Supercoppa del 2014 e lo Scudetto del 2023 che attende solo di essere festeggiato.
Ma la bandiera del 1987 e quella del 2023 sono accomunate da una cosa, che poi le accomuna a tutte le altre bandiere del Napoli: l’orgoglio e il senso di appartenenza che ogni tifoso napoletano mette nello sventolarle.
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