Paolo Dal Pino, ex presidente della Lega Serie A, è intervenuto a Radio Gr Parlamento durante la trasmissione La Politica nel pallone.
Qual è la sua versione sulla cena segreta a casa Agnelli del 2021 alla quale partecipò?
“Non fu minimamente una cena segreta, nel senso che di incontri così ce ne sono stati tanti. Quell’incontro, quella cena aveva una finalità, un obiettivo importante in quel momento storico, infatti era un incontro che poteva essere foriero di risultati positivi per la Serie A perché si inquadra quelli che erano i meccanismi di blocco della Serie A, che erano scaturiti a seguito del blocco del progetto dell’operazione fondi perché, lo sapete, è stata approvata un’operazione nelle riunioni fino a che è arrivata al punto finale nel febbraio 2021 e, quando si è arrivati alla parte contrattuale, non siamo nemmeno andati ai voti perché c’è stato uno scontro con 7 squadre, tra cui la Juventus e l’Inter che, probabilmente, causa Superlega, hanno cambiato opinione sulla validità del progetto fondi. In quello stesso periodo ci fu l’asta per i diritti televisivi, portata avanti dall’ad, in cui si contrapponevano DAZN e Sky. Ci furono mesi molto difficili, vi ricordate, in cui sostanzialmente l’Assemblea si staccò e, da una fase in cui per un anno avevamo ragionato perlomeno in 15-16 squadre molto allineate sulla progettualità strategica della Lega, quindi fare la media company, nuova governance e ingresso dei fondi di private equity, ci siamo trovati con una sorta di disintegrazione con l”asta dei diritti ha portato alla scelta DAZN che è stata conflittuale. Iniziai a fare assemblee una volta la settimana in presenza del notaio. Fu un periodo molto teso, in cui sostanzialmente si bloccarono tutti i discorsi strategici della Serie A con un clima di conflittualità molto alto”.
Chi c’era a quella cena?
“Agnelli, Percassi, Scaroni, Fenucci con Saputo, Preziosi con un rappresentante di 777 Partners, che aveva appena acquistato il Genoa. Questi sono i nomi che mi ricordo. Quella era un’occasione in cui si cercava di trovare attorno a un programma di rilancio, che partiva perlomeno intorno al concetto di fare la media company, di riuscire a far ripartire all’interno della Lega un pensiero strategico costruttivo, mentre per alcuni mesi c’era stato soltanto un discorso distruttivo”.
Che effetto le fa l’inchiesta Prisma?
“Sono molto sincero. Al di là della chiacchierata fatta oggi, ho seguito veramente molto poco tutto quanto. Soltanto perché si era parlato di quella cena ho seguito, ma, stando a nove ore di fuso e occupandomi di tutt’altro, ho seguito molto molto poco le vicende del calcio da quando sono uscito. Ovviamente mi dà comunque molto dispiacere perché continuo a vedere notizie ‘negative’, che non portano a una creazione di un percorso virtuoso. Io sono rimasto con negli occhi l’immagine, perché ci ho creduto davvero, di riuscire a trasformare il calcio italiano ed ho creduto davvero di riuscire a mettere la Serie A su un percorso virtuoso. Leggere notizie, in cui si riporta di squadre che sono nella posizione in cui è oggi la Juventus, è una cosa che evidentemente fa male, ma penso che faccia male a qualsiasi sportivo”.