“Un ritorno alla (parziale) normalità”. Così è stato presentato e celebrato questo D-day, dopo quindici mesi dall’inizio della pandemia.
In effetti, ci sarebbero motivi per entusiasmarsi: Ritorno dei tifosi negli stadi. Nazionale italiana sdoganata dal monoblocco e che rappresenta un intero paese. Calcio piacevole messo in mostra dagli azzurri di Mancini. Competitor europei di livello. Qualche bella favola da raccontare (genere Cenerentola) che ci sta sempre bene.
Eppure, lucidare l’argenteria non serve, se poi nascondi lo sporco sotto i tappeti e non apri le finestre. Alla fine l’aria resterà viziata. A poche ore dall’inizio della kermesse, ancora nessun cenno da parte di un qualsiasi organo istituzionale sulle gravissime vicende di Inter-Juventus. Le inchieste giornalistiche, hanno dimostrato fatti non raccontato opinioni e svelato, false dichiarazioni, fatte dai vertici arbitrali, eppure, tutto tace.
Si nasconde la realtà ma non si può cancellare. La stessa UEFA, che ha fatto dei principi di sana lealtà sportiva, il must della battaglia alla SuperLega, non sembra aver spinto le Istituzioni calcistiche italiane a prendere una qualsiasi posizione. Eppure il ‘Respect’ a cui tengono tanto, dovrebbe essere riservato innanzi tutto al calcio.
Ormai la moda del silenzio è dilagante, come se stare zitti equivalesse a cancellare i fatti. In realtà, fino a poco fa, nel silenzio c’era l’assenso. Poteva essere una grande occasione per trasformare il vecchio in nuovo e iniziare un’ epoca ‘normalmente’ giusta e trasparente. Invece così ci resta solo la vecchia, stantia e fradicia puzzolente ‘normalità’.