Daniele Arcella, partecipante al corso diretto da Paolo Del Genio, ha analizzato il percorso in maglia azzurra di Lorenzo Insigne.
Nella primavera del Napoli lo chiamavano “Nano” o “Fenomeno”, a Pescara i tifosi gli coniarono il soprannome di “Lorenzo il Magnifico” scomodando un antico mecenate del Rinascimento italiano.
Qualche eclettico giornalista napoletano poi si è rifatto alla cultura brasiliana definendolo “Lorenzinho”: insomma tanti nomignoli per lui che è e resta semplicemente Lorenzo Insigne.
Un simbolo più che prodotto di una intera città, che troppo spesso si trova costretta a dire addio ai suoi figli. Lui no! Ha un sogno nel cassetto ma lo ricorda solo a se stesso, tutte le sante mattine, quando da Frattamaggiore prestava servizio (si fa per dire) come venditore ambulante di vestiti.
Un mestiere onorabile, ci mancherebbe, in un ambiente nel quale molti suoi coetanei hanno voltato la strada sbagliata. Ma lui ha il lavoro nel sangue, come il papà, umile lavoratore che gli ha insegnato i sani valori della vita. Poi, l’opportunità di coronare un sogno mai lasciato cadere, Lorenzo a 15 anni entra a far parte del settore giovanile del Napoli che lo acquista dall’Olimpia Sant’Arpino per la cifra di 1500 euro.
La Primavera azzurra gli apre le porte della serie A con l’esordio assoluto contro il Livorno ma sarà quella una apparizione, perché l’incubo emigrazione vale anche per un talento come lui: lascerà Napoli per approdare a Foggia prima e Pescara poi.
Lacrime napulitane, che però gli serviranno: le esperienze oltre la nostra terra lo forgeranno e non poco facendolo crescere, non in senso fisico si intende, ma in personalità e carattere, perché lo scugnizzo nel frattempo è diventato uomo e lui ha un conto in sospeso. E certo, nella sua mente un solo obiettivo, il ritorno in patria, a Napoli, la città che ama e per la quale tifa da sempre.
Il biennio con Rafa Benitez lo esalta proiettandolo nel calcio che conta. E quando dimenticherà mai quella pennellata sotto l’incrocio dei pali nella prima del girone di Champions League contro i tedeschi del Dortmund? Un gesto da brividi pari alla felicità nell’alzare i primi trofei della carriera con la maglia azzurra che è sempre stata la sua prima pelle.
Gioie e qualche dolore però, perché quella smorfia di sofferenza a seguito della rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, è stata l’ulteriore prova da superare. Lo avevamo detto, vita difficile e ricca di ostacoli quella di Lorenzo come da tradizione.
Ma punto e a capo. Il lavoro, ricordate? Dopo l’operazione, tanta terapia e poi subito palestra perché la voglia di giocare e riprendersi l’abbraccio del San Paolo è forte. “Recupero lampo” si dirà ed ancora lacrime, di gioia stavolta, dopo il gol siglato ai danni della Sampdoria nelle vesti di capitano, per la prima volta.
Con Maurizio Sarri, suo nuovo allenatore, c’è il feeling giusto. Il tecnico ex Empoli è un maestro anche di vita per Lorenzo, gli insegna i movimenti giusti per renderlo davvero un campione per il suo Napoli ma con un occhio alla Nazionale: Euro 2016 ha bisogno anche di lui. Per Lorenzo il sogno continua!